Matteo Renzi è un leader politico che ha saputo mobilitare interesse e speranze, con un linguaggio semplice e diretto ha saputo coinvolgere trasversalmente milioni di persone.

Ma la speranza ha bisogno di prove d’amore di essere sostanziata e sostenuta con evidenze confortanti.

Ora, la situazione complessiva del paese passa dalla speranza generata nella maggioranza dei cittadini dal Governo Letta (ha la fiducia di più della metà degli italiani) alla depressione suicida che il contesto economico ci consegna, banche che salvano se stesse e spianano i propri clienti, crolla tutto; mercato immobiliare, produzione industriale e occupazione. Siamo tornati al conflitto tra le forze politiche duro e violento, come sempre intorno a Berlusconi.

Ora, le riforme diventano “riformette”. Il governo dall’abbazia esce con il silenzio stampa (quando più che mai si dovrebbe parlare alla gente) Alfano parla come un prefetto, la Boldrini dalla presidenza della camera balbetta e si dà il tono del notaio, Berlusconi inchiodato nei tribunali, Bersani scomparso e Letta tace e tutto pare sospeso.

I Grillini vessati dai deliri di Beppe Grillo ci fanno sentire la mancanza dei professionisti della politica dopo tre mesi che ci ammorbano con la Diaria come se il problema fosse solo quello che costano e non quello che rendono.

Il paese decapitato e travolto da guerre tribali, attraversato da odi che non riescono a trovare pace, ha perso in questo contesto quell’incredibile afflato di ottimismo che aveva accompagnato l’idea che avversari politici si mettevano insieme per un interesse superiore e generale che andasse oltre le proprie botteghe.

E Renzi il rottamatore cosa fa? Tentenna rimane un passo indietro si prepara alla battaglia del congresso ad ottobre e pensa di lanciare Chiamaparino per la segreteria che si contrapporrebbe a Cuperlo. Mi sento venir meno. Sconfortato.
Il rottamatore rottamato o rassegnato? Chiamaparino sindaco amatissimo di Torino ha annunciato il suo interesse all’operazione con espressioni di grande soddisfazione per dare il suo contributo programmatico e politico al partito un approccio antico incompatibile con quello che ha mobilitato lo stesso Renzi.

La coerenza della discontinuità è una cosa seria, gli occhi sono puntati su Renzi ma il suo carisma pare sospeso escluso da questa fase dove sembrano prevalere le seconde scelte, dove il carisma e la capacità di entrare in sintonia con la gente è considerata un male assoluto un pericolo, farsi capire dicendo come stanno le cose.

Dopo anni di metafore e di iperboli ora sembra prevalere il tratto mediocre, sommesso, proprio quando servirebbero uomini straordinari assistiamo al trionfo degli uomini ordinari e ordinati armati dello stesso carisma di un batacchio.

Matteo Renzi candidato al futuro e in sintonia con la gente rischia in questo contesto di essere annullato dal tatticismo e dal tecnicismo rischia di fare la fine di Mariotto Segni promessa tradita come un treno mai partito e mai arrivato.
Ma la partita per il nostro paese non si gioca a casa nostra dove prevale il teatrino stanco di una rappresentazione senza mattatori nè pubblico, ma dobbiamo aspettare il voto in Germania e sperare che i tedeschi aprano la gabbia il cui tutta l’Europa è finita.