Nel nostro Paese la politica è un’attività fondamentale, appassiona e divide ed è protagonista, nel bene e nel male, della vita di tutti i giorni. Da una parte c’è una struttura ideologica armata ed attrezzata, dall’altra reti di rapporti tra cittadini ed imprese non sempre trasparenti ma che animano, agitano e appassionano gli italiani.

Oltre alla dialettica contrapposta tra guelfi e ghibellini, rossi e neri, la politica si mostra anche attraverso linguaggi diversi che alimentano intelligenze vive e voraci. Si tratta di un’attività umana importantissima per l’Italia che non può sparire per colpa di un vuoto di rappresentanza generato da una classe dirigenziale nominata e paracadutata dall’alto, in un Parlamento che non è espressione della complessità della gente.

Questa attività vitale non può essere archiviata da un Governo di tecnici che poggia la sua esistenza sulla stessa classe politica dimostratasi incapace di rappresentare aspirazioni e conflitti di un Paese che nessuna istituzione è riuscita a comprendere. In questo scenario contraddittorio la richiesta di politica resta. Ora che si è creato un vuoto rappresentativo va riempito. Le piazze, sia telematiche che reali, sono piene e alimentano una protesta spesso corporativa ma fatta anche di paure ed egoismi.

Il vuoto di rappresentanza è così assordante che persino la pubblicità se n’è accorta e ha tentato di colmarlo.

E allora in risposta al silenzio di Berlusconi, all’annichilimento di Fini e di Casini, al cinismo di Bersani o alla confusione di Grillo, ecco che la rappresentazione della politica viene demandata a fabbriche di auto come la Fiat. Lo spot della nuova Panda, infatti, doveva e poteva essere fatto tranquillamente da un politico. La stessa pubblicità, con lo stesso taglio, l’avevo pensata io stesso per un partito ma l’avvento di Monti l’ha resa inopportuna e tradotta in silenzio.

Lo spot della Fiat non è l’unico che si dimostra capace di fare politica. Anche una marca di prodotti per la barba ha scelto la stessa strada. Proraso, che vende schiuma e creme, ha deciso di rappresentarsi non promettendo di strapparti i peli senza arrossamenti ma raccontandoti l’Italia profonda e ancorata alle tradizioni, a gesti rassicuranti come lo schiaffo caldo del barbiere di un tempo. Un posizionamento tradizionalista che potrebbe essere definito di destra, opposto a quello della Fiat proteso, invece, verso il futuro di un Paese coraggioso, pronto a ripartire senza paura, sosia di un’ala riformista e moderata.

A parte gli scherzi, ci troviamo davanti ad un paradosso: chi fa prodotti di bellezza o auto parla di politica mentre la politica tace perchè incapace. Alle prossime elezioni cosa troveremo nelle urne, dunque, Gillette contro Proraso? Fiat contro Citroen? Marcchionne candidato premier? Lui no. Magari dovremo accontentarci del presidente della Ferrari visto che il Capo di una banca in campo lo abbiamo già. Come vedete la contaminazione è completata e il paradosso appare già meno paradossale. È la vita.. al tempo di Monti è così!