game over

La maionese è impazzita. E la perdita del contatto con la realtà da parte della classe politica italiana ha ormai superato ogni livello di guardia.

Nel vedere l’intervista rilasciata a CorriereTv da Alessandra Moretti, europarlamentare del Pd e candidata alla presidenza della regione Veneto, ho provato imbarazzo per lei, consapevole che quell’intervista segnerà la sua carriera per sempre.

Questo è un paese dove un cittadino su dieci ha fame (cioè non si nutre a sufficienza!), dove la disoccupazione diventa disperazione, dove la gente si ammazza per avere un tetto sulla testa e dove intere comunità vivono assediate da frane, fango e alluvioni. Eppure, il tratto qualificante scelto dalla Moretti per presentarsi ai suoi elettori sono le visite settimanali dall’estetista, l’elogio della bellezza (la sua), l’apologia dello stile “cool” (sempre il suo) che va oltre quello arcaico della Bindi e quello inconsapevole della Minetti.

Il teatrino della politica diventa insopportabile quando hai a che fare con un paese esausto e stremato da sette interminabili anni di recessione e di crisi economica. Essere simpatici e capaci di comunicare non basta. E se si sbaglia la dose il rischio è quello di sconfinare nella commedia dell’arte, protagonisti di uno spettacolo indigesto e surreale.

Surreale è la differenza tra le intenzioni e la realtà nella rappresentazione dell’attività del governo, incarnato da un Matteo Renzi ormai oltre ogni misura. Surreale è la lotta di potere dentro i partiti, con polemiche ripiegate sul proprio ombelico in una partita bulimica e ossessiva in cui l’unico scopo è quello di apparire, in cui è possibile dire qualsiasi cosa pur di “esserci”.

Il risultato è che la gente – che è la stessa che va a votare – è esterrefatta, distaccata, indignata. Ormai lontana anche dai rivoluzionari da palcoscenico. Sembra quasi che la classe politica italiana sia finita dentro un videogioco, in una specie di Risiko globale animato da leader senza carisma e da capi senza popolo. Un esercito di nominati che passano dal salotto delle loro case a quelli “buoni” del potere senza passaggi intermedi, senza mai passare attraverso il vaglio elettorale. Scelti, anzi prescelti, ma senza voto.

Così l’impotenza e l’inquietudine attraversano la nostra società, spinta sempre più velocemente verso il baratro della rabbia e della violenza. Ormai nessuno più crede che la politica possa rappresentare i suoi interessi. I più magnanimi la ignorano. Tutti gli altri la la considerano il problema, non la soluzione.

L’assurdo è diventato la regola e permea in maniera invasiva la società, l’economia, la giustizia. Sempre più frequentemente assistiamo a sequenze di fatti ed episodi che non possono che lasciare che allibiti. Chi pensa veramente che lo “sblocca Italia” possa cambiare il nostro paese? O chi spera di essere assunto dopo il “Jobs act”?

È tutta propaganda. E gli italiani lo sanno. Il distacco tra chi comanda e chi subisce, tra chi governa e chi viene governato è ormai abissale e definitivo. Intrappolato nei palinsesti sempre meno frequentati dai telespettatori e da urne elettorali sempre più vuote. Mentre si riempiono, fino ad esplodere, gli attributi maschili con cui simbolicamente nessuno ama identificarsi.

Come finirà la partita? Come tutte le partite. Game Over.