Oggi sono stato intervistato da Radio Radicale sulle possibili ripercussioni politiche a livello nazionale e non solo dello scandalo della Regione Lazio. Secondo me in questo momento di grande confusione si scorgono due atteggiamenti apparentemente in contrasto tra loro, alla visione di un ceto politico litigioso, inconcludente e carico di privilegi l’opinione pubblica reagisce con sconcerto, sfiducia e negatività diffusa, ma al contempo verifichiamo un bisogno di partecipazione molto forte.
E come se 20 anni di scandali non abbiano allontanato la coscienza civile dalla politica, c’è l’idea “adesso faccio io, adesso approfondisco e cerco capire”, c’è la posizione del cittadino che è incazzato. ma per nulla passivo e rassegnato.

Quando nei sondaggi vediamo aumentare l’astensionismo non dobbiamo pensare che è in contrasto con questa rinnovata voglia di partecipazione. L’astensione è un giudizio, non una rassegnazione. Abbiamo sempre detto che i partiti sono come su uno scaffale di un supermercato e l’elettore scegle influenzato anche dalla campagna di comunicazione e dall’impulso in questo caso c’è una presa di consapevolezza del consumatore/elettore che non entra proprio nel supermercato. Non è una rassegnazione passiva e non è in contrasto con la voglia di partecipazione.

Dal punto di vista delle intenzioni di voto, la notizia non è che il Pdl è in perdita, la notizia è che il Pdl è ancora tra il 18 e il 20%, c’è quindi una tenuta del corpo elettorale che dal punto di vista delle motivazioni ha perso tutto: il leader, la premiership, si vede un partito sfaldato con addirittura i suoi membri che ne chiedono l’azzeramento. Questi sono elettori legati a Berlusconi che non vanno classificati come elettori ma come fan acritici del Cavaliere.

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