La sintesi di questo fine settimana ci costringe ad una analisi dei resti della destra italiana. La rinascita di Forza Italia e’ al centro del panorama politico. E ancora Silvio Berlusconi, che trova la forza di correggere uno degli errori più gravi della sua storia, cioè la nascita del Pdl nato per unire i moderati e diventato il motivo permanente di divisione, ne è il protagonista. Così il Pdl nel suo ultimo giorno di vita ha sancito forse la più incredibile e dolorosa dipartita: quella di Angelino Alfano.

Pierferdinando Casini, Francesco Storace, Gianfranco Fini, Gianfranco Miccichè e ora anche Alfano che si porta dietro un bel pezzo di partito. La scissione, infatti, è stata la notizia che ha quasi soverchiato quella del ritorno di Forza Italia. Alfano, affettuoso come un figlio, dolorante e roboante, ha subito fatto il contro canto al suo ex leader e lo ha fatto con tempismo e cattiveria.

I due si sono presentati in modo molto differente: il primo, Berlusconi, solo, davanti a una platea applaudente ma senza bandiere; l’altro, Alfano, davanti ai giornalisti.

Due modi diversi, ma senza alcuna novità politica. Nessuna suggestione, nessun sogno, nessuna discontinuità, niente che possa dare un segno che possa allargare una base elettorale che non si riconosce certamente in questa rappresentazione.

I toni soft segnano con una certa ipocrisia questa fase togliendo drammaticità ad un passaggio tragico. Per gente come Lupi o Formigoni la mossa appare legittimata da un percorso furbo ma coerente, ma per gente come Alfano resterà un’infamia di cui non si libererà più. Ha dato una spallata al suo leader , a chi gli ha dato tutto quello che ha in politica. E l’ha data con un colpo secco e liberatorio. Delegittimandolo nel momento di massima difficoltà.

Certo, ora il suo destino è legato a Enrico Letta e al suo governo, se avrà a disposizione il tempo per fare quello che ha promesso tra tasse che devono scendere e riforme che devono ascendere. Nei prossimi 12 mesi dovrà fare quello che non si è fatto negli ultimi vent’anni: in bocca al lupo.

Se ci riesce avrà tradito il suo padre leader, ma lo avrà fatto almeno per un nobile motivo. Ma se dovesse mancare l’obbiettivo passerà alla storia come un gretto approfittatore che pugnaló il padre per una poltrona. Un altro pezzo della destra si è stretto intorno alla Meloni e ai suoi fratelli d’Italia.

A Giorgia Meloni consiglio un corso di comunicazione relazionale, perché riesce a essere respingente anche quando dice cose condivisibili.

Come quella che un po’ impietosamente ipotizza la fine della leadership di Berlusconi. Anche perché appare assolutamente improbabile che sarà lei il candidato di coalizione alle prossime politiche.

Prima delle quali, fra l’altro, bisognerà superare il muro delle europee. Un ostacolo insidioso e dove contano i voti. E chi potrà impedire a Berlusconi di guidare il suo partito? E’ una questione di tempi e di voti.

Il fine settimana che è trascorso ha messo in scena il passato, ma con poche nostalgie.

Certo che ancora oggi nonostante tutto tra Fratelli d’Italia, il Nuovo centrodestra, la Nuova Alleanza Nazionale e Forza Italia chi ha più voti ancora è Berlusconi… La cosa dovrebbe fare riflettere l’emisfero destro del nostro paese o di quello che ne resta.