Oggi su La7 nel corso della trasmissione Omnibus ho cercato di articolare un ragionamento sul discorso di Berlusconi. Il sottosegretario Daniela Santanchè ha denunciato di non capire ciò che dicevo, nonostante il mio parlare nella nostra lingua e la mia contemporaneità e allora per cercare di farmi comprendere faccio un piccolo e schematico approfondimento.

Uno degli aspetti più interessanti è stato proprio l’inizio del discorso, quando il Premier ha sottolineato che ciò che andava a leggere era frutto di un dibattito politico emerso dalla direzione del PDL e questo rappresenta un radicale cambio di contenuti.

Se questo discorso fosse stato fatto due mesi fa, oggi Berlusconi non aspetterebbe di ascoltare Fini a Perugia per sapere quale destino lo attende. Invece da aprile ad oggi abbiamo assistito a richieste di dimissioni, espulsioni, a sondaggi che davano FLI all’1,5%, a dichiarazioni spavalde che dicevano che non avrebbe avuto i numeri sufficiente per fare i gruppi parlamentari, i risultati sono sotto agli occhi di tutti ed è evidente che il pacchetto di mischia che ha consigliato il Premier in questi mesi non ha fatto parte del gruppo da cui è uscito il documento.

Questi sette mesi, fatti di scontri durissimi non si possono medicare, chiudere solo con un discorso, certamente insufficiente per ricostruire un clima di fiducia, anche perché Berlusconi nel suo discorso ha riconosciuto la “terza gamba”, la dialettica nella coalizione ma a poche ore dalla convention di Perugia e di fronte ad una minaccia di sfiducia. Questo potrebbe far pensare che si tratti o di un’operazione raffinata per condizionare il discorso di Fini oppure un atto di estrema debolezza, insomma sette mesi di colpi bassi e mazzate non si possono risolvere con un bel discorso, tanto più se poi questo viene supportato, come è accaduto oggi durante la trasmissione, da una richiesta di dimissione che la Santanchè ha fatto poco elegantemente al ministro Urso.

Per quanto concerne la parte di rappresentazione del lavoro svolto fino ad ora, al netto di una certa ripetizione quasi ossessiva e di una visione agiografica, non riconoscere che il governo Berlusconi ha operato bene in tante aree sarebbe un grave errore: in particolare se pensiamo all’attività di Tremonti, Maroni, Brunetta, Carfagna che hanno sicuramente sviluppato attività importanti.

Nel discorso di Berlusconi non era poi fortemente marcata la prospettiva per il futuro, forse perché era troppo evidente il passato, ma forse è solo una questione di percezione, e del resto non ci sarebbe futuro se il passato non fosse stato adeguatamente superato. Quello che è mancato è il riconoscimento delle difficoltà che hanno gli italiani: 25% di disoccupazione giovanile, posti di lavoro traballanti, il calo dei consumi,ecc., quindi fare un discorso solo sulle cose positive rischia di apparire un tentativo di imporre una visione positivista, monodirezionale, non protesa all’ascolto. Berlusconi ha saputo ascoltare il suo Paese, riuscendo ad interpretarlo meglio di tanti altri e lo dimostra il consenso che ha avuto ed ha rappresentato il paese più profondo, la pancia del paese che però adesso è vuota e che lui fatica ad ascoltare.

La questione centrale è se questo discorso rivolto al Paese, al suo partito, alla maggioranza, denso di contenuti dialoganti e di aperture sia arrivato con sette mesi di ritardo ed i processi che sono stati innescati siano irreversibili. Domanda a cui presto avremo una risposta, ma il problema che sta sul tavolo di tutti e non va rimosso è che ancora oggi il peggior Berlusconi degli ultimi 5 anni in termine di consenso e fiducia, vincerebbe ancora se si votasse domani.