Non è la prima volta che il professor Tremonti si presenta al pubblico con la sua lavagnetta. Lo fa sempre in modo efficace e stavolta l’ha fatto davanti a milioni di telespettatori durante la trasmissione di Santoro.

Tremonti riesce a produrre un tono di comunicazione rassicurante, competente, ma il contenuto è di fatto ansiogeno e terrorizzante. Ieri ci ha raccontato, tracciando linee discontinue sulla lavagna, che l’effetto della globalizzazione ha determinato il modificarsi di derivati dentro i quali vi sono i piu’ grandi imbrogli.

L’idea che mi ha dato è quella di taluni pacchi di Natale che a vederli sono coloratissimi e invitanti, ma quando torni a casa e apri i vasetti il prodotto venduto è infinitamente inferiore a quello che pensavi di comprare.

Ma ieri Tremonti ha detto con leggiadria a milioni di italiani che questa cappa dei derivati, la finanza marcia, è tornata delle stesse dimensioni precedenti al crac della Lehman Brothers. Quindi ci troviamo alla vigilia di un ennesimo e insopportabile crac o il professor Tremonti è diventato un abile comunicatore capace di trovare sintesi straordinarie, ma è come se avesse smesso di studiare? O piu’ semplicemente sta agendo in modo strumentale? Perche’ la massa di derivati potrebbe anche essere della stessa portata pre- crac della Lehman Brothers, ma la questione è cosa contiene.

Sarebbe possibile avere derivati come quelli che hanno sottoscritto i Comuni italiani supportati da patti leonini? Sarebbe possibile oggi un altro evento come quello che ha colpito gli Stati Uniti? Possibile che gli interventi degli Stati, in particolare dell’America, non abbiano portato trasparenza e che la crisi drammatica che ha colpito l’occidente non sia servita? Puo’ darsi.

Ma da spettatore-studente posso dire che il professor Tremonti non è parso capace fino in fondo di motivare questa tesi. Quanto pesano ad esempio le speculazioni sulle materie prime, la siccita’ in Cina? E mi sono detto, guardandolo dare del ‘pistola’ a Santoro con tanta sicurezza, che quest’uomo negli ultimi dieci anni è stato, mese piu’ mese meno, capo della quinta potenza economica del mondo e membro di tutti i ‘G’ con le varie numerazioni.

E’ quindi possibile, benche’ sia considerato solo al quindicesimo posto tra i 27 ministri dell’Economia europea, che non avesse piu’ strumenti per intervenire con maggiore decisione e che la sua funzione sia solo quella di analizzare e rappresentare la realta’? E aggiungo di non essere sicuro che la difesa dei conti dello Stato possa essere l’elemento su cui valutare l’opera di un ministro cosi’ importante nella storia italiana. Restiamo un Paese ricco, frequentato sempre piu’ da gente che, rispetto a come vanno le cose nel mondo, ha poco diritto di lamentarsi. Ma questa ricchezza tende a ridursi, non corrisponde a investimenti e non è vissuta come tale dagli italiani.

Nei paesi che circondano il sud dell’Italia ci si batte per la liberta’ di non morire di fame, nei paesi a nord ci sono politiche per sconfiggere l’obesita’ e le malattie da essa derivate. Noi stiamo in mezzo. E Tremonti fa sempre piu’ il cattedratico e sempre meno il ministro.