Ieri l’avv. Giuseppe Rossodivita dichiarava alle agenzie che il collegio difensivo aveva dimostrato in modo indiscutibile l’estraneità di Ambrogio Crespi da questa vicenda milanese e lo aveva fatto con i dati e i fatti, come ad esempio i risultati elettorali delle sezioni di Milano e in particolare di Baggio, dove doveva manifestarsi la presunta azione di collettore. Ma le poche decine di preferenze raccolte in quel quartiere sono diventate nel dispositivo del riesame il luogo sinistro dove Zambetti avrebbe raggiunto il massimo dei voti.

Una cosa non vera, verificabile da chiunque, ma che ha trasformato Ambrogio in un potente collettore di voti per la ‘ndrangheta.

Il fatto che Ambrogio non conoscesse Zambetti, che non conoscesse chi lo definiva capace di detenere e spostare voti grazie a presunte e mai manifestate né documentate relazioni con la malavita non conta nulla.

Ma c’è di peggio; addirittura ho dovuto leggere che il fatto che nel 2006 Ambrogio disponesse di 1.000 voti come candidato sindaco e poco più di 800 come somma delle due liste che lo sostenevano, autorizza a pensare che dopo 4 anni questi fossero cresciuti a 2500 perché era più esperto!

Ho scoperto che il testimone di nozze al matrimonio di mio fratello non ero io e dell’esistenza di una sorella che non ho mai conosciuto.

Questo solo per citare con quali argomenti Ambrogio è ancora trattenuto in carcere, comunque senza nessun riscontro diretto, nessun colloquio telefonico, nessun incontro che confermi che potesse avere anche solo tentato di chiedere a chicchessia di votare Zambetti o chiunque altro.

Ambrogio, che vive a Roma dal 2007, avrebbe tenuto a Milano, sotto il suo giogo, 2500 persone pronte a votare chiunque ai suoi ordini. Il Riesame ha ritenuto non essere fuori dalla realtà che Ambrogio fosse nelle condizioni di contribuire al fallimento di Cecchi Gori e potesse averci anche guadagnato qualche milione di euro, cosa di per sé inaudita.

I fatti non contano, non hanno valore: un tritacarne senza senso si è abbattuto su mio fratello dove tutto è il contrario di tutto e dove non riesco a capire se e come possiamo avere la speranza che un giudice abbia il coraggio di dire basta! E guardare ai fatti, non dico alle prove totalmente inesistenti, ma almeno ai fatti.

La vita di Ambrogio è, ad oggi, spezzata e questo pare non interessi a nessuno nei palazzi di giustizia e poco anche ai media presi a inseguire il fatto del giorno; nessuno approfondisce, copia e incolla e via… ma intanto mio fratello sta chiuso in una gabbia.

Però gli avvocati mi dicono che il quadro accusatorio non regge e che questo incubo finirà, ma quando?

Il mio pensiero va alla moglie Helene e al figlio Luca: la prima che non sa darsi pace e il secondo che non può capire, ma forse ora la voce di chi conosce Ambrogio la sua infinita bontà umana la sua sensibilità di persona avrà il coraggio di alzarsi e farsi sentire.