Una comica, Beppe Grillo e il suo guru millenarista ci hanno rappresentato in filmini fantapolitici le meraviglie della democrazia diretta, delle scelte che vengono dal basso della competenza dei bisogni reali dei cittadini.

I penta stellati hanno scelto (con qualche approssimazione) i loro rappresentati in parlamento i loro candidati sindaci e anche il loro candidato alla Presidenza della Repubblica. Ogni volta rigorosamente hanno acceso la rete e ottenuto la risposta anche per decidere le recentissime epurazioni. È il bello della democrazia diretta e la fine di quella rappresentativa esattamente come faceva Goebbles, il guru della macchina propagandistica dei nazisti: anche lui amava la democrazia diretta, peró diretta da lui.

È quello che è successo a Roma con Ignazio Marino, neo sindaco di Roma che si schierò in Parlamento con Stefano Rodotà e che non votó la fiducia a Enrico Letta, che ha pensato di essere coerente con la sua campagna elettorale e di offrire un posto da assessore al candidato sindaco del Movimento 5Stelle, insomma se c’era uno legittimato a chiedere ai grillini di entrare in coalizione era certamente Marino. Ma le decisione da quelle parti le prendono i militanti gli iscritti al portale e quindi armi e bagagli hanno attivato il solito referendum sondaggio sulla rete, perché così funziona la rete, perché sono i cittadini che devono decidere se a Roma i cinquestelle devono entrare nella maggioranza di Marino. Ovviamente il voto è stato favorevole, la maggioranza degli elettori votanti ha deciso che il modo migliore per “controllare” non fosse il ruolo di garanzia dell’opposizione, ma un ruolo attivo nell’amministrazione. Quindi tutto bene i cittadini hanno scelto così… Ma questa scelta democratica a Beppe Grillo non va bene ed ecco che si passa dalla democrazia diretta a quella diretta da Grillo, ha annullato la consultazione, azzerato il risultato e negato la scelta degli elettori romani del suo movimento semplicemente perché quella decisione a lui non piaceva. Quindi vediamo di capirci da quelle parti i cittadini scelgono e lo fanno attraverso la rete ma vale solo se la decisione che prendono piace a Grillo, se a lui non piace allora non vale… Rifò, rialzo e tana libera tutti.

È così che un comico che ha fatto politica meglio di tanti politici declina verso le buffonate più patetiche non della politica ma del potere. Potere come prevaricazione volontà non condivisa di uno rispetto a quella di molti.

È per queste buffonate che Grillo ha perso l’occasione politica per far pesare il suo successo, che è e sarà irripetibile. Un inizio memorabile da eroe della rete e della libertà e la fine di uno che la rete la usa per imbrigliare e imporre la sua verità. Grillo resterà a questo punto un’occasione mancata, un partito da uomo qualunque uno che ha ballato fino a mezzanotte.