Il berlusconismo e l’antiberlusconismo si alimentano della stessa identità, cioè di Berlusconi. E l’antiberlusconismo è fondamentale nel disegno berlusconiano. Perché solo una forte e preconcetta opposizione a Berlusconi è capace di generare un corpo elettorale abrrancato, anzi incollato a Silvio Berlusconi. Più è forte l’antiberlusconismo e più si rinforza Berlusconi. Più è carico di odio e più genera amore per Berlusconi.

E’ una logica antica le cui radici le possiamo trovare nel Tao e in altre arcaiche filosofie orientali. Sono anni che vado dicendo che il pilastro del consenso di Berlusconi è Di Pietro. Ma ovviamente l’obiettivo di Di Pietro non è generare consenso per Berlusconi. La sua specifica azione è servita a generare consenso (anche se residuale) per la sua offerta politica.

Quindi abbiamo sempre ragionato non sulle intenzioni di Antonio Di Pietro, ma sugli effetti. Fino ad oggi. Perché abbiamo ritenuto il “caso De Gregorio” fosse, appunto, soltanto un caso.

Ma quando in questi giorni Antonio Di Pietro ha dovuto chiamare, come da lui stesso ammesso, tutti i parlamentari del suo partito per accertarsi che votassero la sfiducia a Berlusconi, allora le cose cambiano. Se dovesse verificarsi che, come sembra in questo momento, uno o più parlamentari di Di Pietro votassero contro la sfiducia, saremmo di fronte a un salto di qualità. L’azione politica di Di Pietro non sarebbe più una conseguenza indiretta di vantaggio per Berlusconi, ma esplicita. E’ un paradosso che gli antiberlusconiani cerchino di di salvare Berlusconi. Senza Berlusconi, questi signori cosa farebbero nella vita?