fertilityday2016La comunicazione è il modo con cui ci rappresentiamo al mondo, anzi è lo strumento più straordinario per cambiarlo, ma perché questo accada ovviamente si deve avere una visione del mondo. Dobbiamo invece rilevare che la “cecità” (quella descritta da Seramago nell’omonimo romanzo) sembra il virus che da tempo ha colpito la nostra classe dirigente.

Iniziamo da oggi un viaggio nei “casi” più emblematici di cecità con la campagna sulla fertilità del ministro della salute, Beatrice Lorenzin.
Il tema della “natalità zero” nel nostro paese è un tema serio e importante che tocca anche una questione sanitaria di cui il ministero ha cercato di occuparsi, con la complicazione che una questione di questo tipo viene affrontata a pezzi da ogni ministero a seconda delle competenze specifiche, delegando ai “riceventi” cioè i cittadini il compito di comporre il messaggio per avere l’insieme della eventuale visione del governo.

Un delitto, non un errore comunicativo, una mostruosità. Tornando alla Lorenzin, il messaggio contenuto nelle famose cartoline ha un substrato ideologico che traspare, una presunzione che diventa oscena volgarità.
Il ministro ha ritirato la campagna ma il danno è fatto e non è rimediabile con nuove cartoline.

Vorrei sapere il nome dell’agenzia e del creativo che hanno ideato questa campagna e quale breafing hanno ricevuto, per capire il percorso che ha condotto al disastro generato dal ministero della salute che ha affrontato questo tema con un approccio dilettantesco, lontano dalla prassi, violando le logiche della costruzione del “messaggio” attraverso i simboli e i “segni” che lo dovrebbero rappresentare cioè dire alle donne che è meglio fare figli quando si è giovani, magari disponendo di un fidanzato e di un posto di lavoro, piuttosto che rimanere sterili, zitelle e precarie a vita. Ma questo può essere un messaggio? Come si poteva non immaginare che il “FERTILITYDAY” si sarebbe tradotto nella crocifissione social della Lorenzin ? Dilettanti, appunto.

La comunicazione pubblicitaria che aveva il compito di sensibilizzare i cittadini sul tema della fertilità ha invece generato insofferenza e fastidio. L’idea che la comunicazione sia una cosa marginale e controllabile che tutti possano dominare è grottesca e portatrice di disastri di cui questo governo ne è simbolicamente il miglior esempio.

Comunicare è una cosa naturale ma non semplice e nel nostro tempo maledettamente complesso diventa sempre più una pratica pericolosa e piena di insidie.

Fonte: IL TEMPO