LUIGI CRESPI EDITORIALE IL TEMPOSe voli senza ali, cadi. È una legge della fisica a cui nemmeno Matteo Renzi si può sottrarre. Il ragazzo di Firenze che aveva fatto innamorare tutti con la sua voglia di cambiare, con la sua ruvida franchezza, ha il fiato corto, ed è riuscito a fare in venti mesi quello che Berlusconi ha fatto in vent’anni: dilapidare un consenso enorme.

Il 40% delle Europee è un miraggio, se il quorum può salvarlo dai referendum resta però l’incubo delle amministrative. A Roma basta che il centrodestra riesca ad unire 3 dei 4 candidati per tornare competitivo e Virginia Raggi sembra l’involontaria protagonista della vittoria finale, mentre la strategia elettorale del suo candidato, Giachetti, è depressiva e lo fa apparire sempre più una «vittima sacrificale» addirittura prima del ballottaggio.
A Milano la partita si complica, Giuseppe Sala che si sentiva già il nuovo inquilino di palazzo Marino dopo il ritiro di Corrado Passera a favore di Stefano Parisi non dorme più sonni tranquilli. A Bologna come a Torino i suoi candidati sono dati al ballottaggio contro quelli insidiosi di Cinquestelle, mentre a Napoli, Valeria Valente, sembra tagliata fuori al primo turno.

LUIGI CRESPI IL TEMPOQuesto quadro rende la mitica e tambureggiante narrazione renziana stonata, un disco rotto. La discontinuità promessa agli italiani si è infranta sui troppi compromessi, l’idea avvincente della rottamazione è apparsa selettiva e strumentale. Matteo Renzi ha dato corpo ad un desiderio di cambiamento, ad un cambio di passo che è inciampato in un dilettantismo autoreferenziato incapace di confrontarsi con la complessità della vita quotidiana della gente.

Oggi non basta sapersi esprimere in 140 caratteri, un leader deve dire quello che pensa e deve fare quello che dice. La gente non è volubile, ma attenta e informata anche se non approfondisce.

Dall’innesco delle vicende Boschi e Guidi, Renzi ne è uscito con una rottura del trend positivo che difficilmente riuscirà a controvertite. L’unico vantaggio che gli resta è l’incapacità delle opposizioni che appaio divise, rissose e ancora peggiori dello stesso Renzi.

FONTE: IL TEMPO