Il racconto di Ambrogio è fedele e per avvallare la mia testimonianza ve lo propongo sottoscrivendolo

Di Ambrogio Crespi “Ho passato gli ultimi giorni della scorsa settimana in modo assolutamente interessante: innanzitutto sabato ho partecipato allo scherzo che potrete vedere nella prossima edizione di “Scherzi a parte” che aveva come vittima un sorprendente Mario Borghezio che è riuscito a non perdere la calma sotto il nostro fuoco incrociato (Luigi Crespi, David Parenzo e Nino Minardo), ma di questo non posso dirvi di più altrimenti la produzione mi lincia e vi toglierei il gusto di guardarvelo a partire da gennaio, quando il programma tornerà (non solo con questa di sorpresa) su gli schermi di Canale 5.

Ma lo scherzo a Borghezio è stato il preludio alla parte più interessante della serata, infatti la “vittima” nonostante fosse ancora nervosetta, ci ha invitati a cena, una cena leghista nei pressi di Moncalieri vicino a Torino ed a parte il clima veramente proibitivo, freddo e con un umidità che ti trapassava le ossa, nel salone abbiamo trovato più di 200 leghisti che ascoltavano musica, tra la quale “Io non mi sento italiano” di Giorgio Gaber e che tra un antipasto e un risotto con i funghi (tra l’altro ottimi) ascoltavano e applaudivano i parlamentari e i vari dirigenti locali della Lega, tutti sostenuti da cori entusiastici. In particolare l’intervento di Roberto Cota il capogruppo alla Camera e ovviamente quello di Mario Borghezio che ha infiammato la sala, ed è terminato con una standing ovation generale, gli argomenti sono stati: la guerra all’Islam, il no alle moschee, il federalismo, la Padania libera, insomma le solite cose,

Agguerritissimi per le prossime regionali e amministrative, una festa dove la gente seduta intorno a tavoli rotondi, ascoltava, discuteva e interagiva, il profondo nord era lì, un pò preoccupato per la crisi che avanza, ma orgoglioso di avere aperto quattro sezioni di strada nella città di Torino negli ultimi mesi.

Ho avuto modo anche di ascoltare Renzo, il figlio di Bossi, che ha parlato a lungo sotto il vigile sguardo di Cota e francamente mi sono convinto che spesso, troppo spesso, i figli hanno il proprio cammino segnato dai padri e perdono il dominio delle loro esistenze. Se Renzo Bossi non fosse stato il figlio di Umberto non solo non avrebbe parlato in quella circostanza, ma probabilmente non sarebbe manco stato lì sabato sera, non vi nego di avere provato grande tenerezza per quel ragazzotto un pò impacciato e fuori posto che parlava di giovani padani, di ronde e di attacchinaggio.

La serata è finita in un modo rocambolesco con l’erede del grande Daniele Vimercati, David Parenzo chiamato sul palco da Borghezio ed osannato dal popolo leghista, che naturalmente non ha perso l’occasione per estrarre il provvidenziale cartone con le copie del suo ultimo libro, appunto “Romanzo Padano” (Sperling&Kupfler) che ha distribuito con annessa dedica e autografo, con l’assistenza del co-autore Davide Romano. La scenetta è stata interrotta dalla nostra repentina fuga che ha costretto i due ad interrompere la distribuzione per non rischiare di rimanere a piedi.

Lasciata Torino con un dolente Parenzo a carico, sono andato a Milano dove il giorno dopo ho preso il primo treno ad alta velocità aperto al pubblico che collega Milano a Roma in 3 ore e mezza. In effetti il treno e arrivato con 5 minuti di anticipo e io che non amo gli aerei, ho fatto questo viaggio con grande piacere, ma il treno non corre a 300 all’ora per 600 km perché l’alta velocità non è disponibile su tutta la tratta.

L’alta velocità da noi arriva solo ora, ma Francia e Giappone dispongono di questo servizio da molti anni e in fondo laFreccia Rossa” è una metafora del nostro Paese, non va sempre alla stessa velocità e non consente a tutti di andare alla stessa velocità.

Pensate ai treni in Sicilia o in Sardegna o anche più semplicemente ai lenti carri bestiame su cui si spostano migliaia di lavoratori pendolari, non tutti e non ovunque in Italia dispongono delle stesse possibilità e questo non dipende sempre dalle genti che spesso subiscono questa differenza senza avere la possibilità di reagire o potere cambiare le cose.

Questo è il pensiero che avrei voluto lasciare agli amici leghisti di Moncalieri, hai visto mai che a Natale quando tutti siamo più buoni…” di Ambrogio Crespi  (Clandestinoweb)