Il presidente della Repubblica, ci ha detto che siamo di fronte ad una crisi epocale, evocando il dopo guerra, quando gli italiani non riuscivano a mettere insieme il pranzo con la cena, ricostruivano le case distrutte dai bombardamenti, cercando di trovare faticosamente la via della democrazia. Un’evocazione importante, drammatica. Fu l’unico momento, nella storia della nostra Repubblica, che il governo del Paese fu sostenuto da quella che oggi chiameremmo una grande coalizione, il governo di tutti, il governo Parri.

Accadde un’altra volta nel 1978, all’indomani del sequestro di Aldo Moro: il Pci entrò nel governo Andreotti, poi Berlinguer richiamò i suoi tre ministri, ma sostenne quell’esecutivo con l’astensione. Quello passò alla storia come il governo dell’astensione. La riduzione dei conflitti e dello scontro tra le parti politiche è il primo passaggio con il quale tutti i sistemi democratici reagiscono nei momenti di grave crisi. Oggi che camminiamo lungo le sponde di un baratro, di una tragedia collettiva di cui non siamo noi i responsabili, Napolitano ha evocato lo stesso meccanismo: la solidarietà nazione, individuare obiettivi comuni su cui orientare tutte le energie delle forze politiche, istituzionali e parlamentari. Non ci aspettano momenti allegri, ma non vi è alternativa.

E quindi mi pare assolutamente inconcepibile e assurdo che in queste ore siano i ministri a litigare tra loro, come nel caso di Frattini con La Russa. E’ loro dovere tacere ed entrare in sintonia con lo stato d’animo della gente, non polemizzare per acquisire spazi e meriti. Come è incredibile, allo stesso modo, che la Lega e l’Italia dei Valori, in un momento del genere, facciano solo calcoli elettorali. Cosa che non stanno facendo il Pd, la parte sana del Pdl, il Grande Sud di Miccichè, l’Api di Rutelli, Futuro e Libertà di Fini e l’Udc di Casini. La gente non è stupida, ha capito il problema. E chi pensa di fare calcoli elettorali, che in questo momento sono sbagliati, non avrà scampo: i cinici, e anche un po’ bari, saranno puniti dall’elettorato.