Di Biagio Marzo – Fa caldo e la canicola sembra prevalere sulle turbolenze della politica. Insomma, i sondaggi di questa settimana, dal 6 al 13 luglio, non sono la fine del mondo come qualcuno si aspettava.

Di certo, ci sono dei cambiamenti molecolari che, da un giorno altro, però, possono diventare, pericolosamente, una valanga, se non si creano le condizioni per fermarli.

A suo tempo, a Silvio Berlusconi fu consigliato di prendersi un lungo periodo di riposo, ma data la situazione in cui ogni giorno la sua pena, e che pena, dovrà stare in campo.

La questione morale potrebbe debordare nel Pdl e, per salvare il salvabile, Berlusconi dovrebbe intervenire senza alcun indugio. Anche perché intanto gli elettori gli perdonano tutto o quasi tutto, ai suoi dirigenti assolutamente nulla. Alla lunga, però, non può assisterlo, da qui all’eternità.

Ragion per cui, dovrebbe liberarsi dei casi di malaffare politico di cui l’opinione pubblica dà un giudizio severo. Sul caso Verdini, viste le vicende giudiziarie in cui è coinvolto, secondo i sondaggi su totale campione pari al 16,2%, il 61,6% degli elettori del Pdl interpellati sono dell’avviso che dovrebbe dimettersi per favorire il corso della giustizia, mentre la quota sale all’86,6% tra gli elettori del centrosinistra. Però, alla domanda se sono i giudici a decidere i tempi e i modi della politica, quindi, Verdini deve restare al suo posto o meno, gli elettori del Pdl, pari al 30,2, rispondo che dovrebbe resistere, mentre solo il 3,8 del centrosinistra sono d’accordo. Il caso Scajola prima, quello Brancher poi, e l’affaire eolico fresco di giornata, fanno supporre che c’è una estesa zona opaca di tipo politico-affaristica dentro il partito del Presidente. Non è tutto. Sull’affaire eolico–Napoli, i cui registi sarebbe, vero o no, raggruppati in una specie di P3, dovrebbe farlo riflettere parecchio per il tasso di imbarbarimento rilevato nel Pdl, dove la lotta politica si è trasformata in cannibalismo.

Il governatore campano, Stefano Caldoro, era la vittima designata, colpito da dossier scandalistici, confezionati all’uopo dalla P3, avrebbe dovuto rinunziare alla candidatura della presidenza della regione Campana. I suo amici di partito avevano ordito il complotto per farlo fuori, screditandolo. Su questa vicenda, pur se non fosse vera, Berlusconi dovrebbe essere rigoroso e sforzarsi di trovare la giusta misura. Intanto, dovrebbe dimettersi colui che ricopre cariche di governo e altrettanto dovrebbe fare chi ricopre cariche di partito. Il rischio che corre che la mozione di sfiducia nei confronti di Cosentino venga votata dall’opposizione con il soccorso rosso di qualche frangia della maggioranza. Non intervenendo e, nel contempo, trovando pezze giustificative, significa aprire una fase nel Pdl dove ognuno fa e disfà. Cioè si sente in diritto di avere la licenza per fare quello che gli pare e piace.

In base ai sondaggi, c’è un minimo calo del gradimento di Berlusconi. In una settimana passa dal 51,3% al 50,6%, meno 0,7%. Il gradimento verso il governo non è cambiato, è fermo al 46,0%. Il Pdl, invece, sale al 34,5% rispetto al 34,3% della scorsa settimana. E’ un dato talmente stabile, che a fronte delle incredibili turbolenze sopportate dalla compagine governativa, appare certamente positivo, con il Pdl che addirittura riesce a cogliere un trend positivo (+0,2).

Nonostante la manovra economica anticrisi che, volere o non volere, peserà sul bilancio delle famiglie, la maggioranza non subisce grossi scossoni. Il complessivo negativo rimane praticamente inalterato (+0,1). Mentre il livello di massima allerta della ”molta preoccupazione” nei sette giorni cala dal 56,2% al 55,8%, offrendo quindi uno spiraglio umorale interessante. Il che non può passare sotto gamba, dato che gli italiani hanno, storicamente, un comportamento ondivago, passando, facilmente, dalle stelle alle stalle. Arriviamo quindi al paradosso dei paradossi: Bersani non riesce a prendere il volo. E nondimeno l’opposizione riesce a salire nei sondaggi.

Il segretario del Pd passa dal 26,0% al 25,0%; e l’opposizione è statica: al 25%. Mentre il Pd cala dell’1%, sicché passa dal 27,0% al 26%.

Nel fronte gauchista, Sel continua nel suo trend di crescita verso picchi inesplorati: sale al 4,5% rispetto al 4,2% della volta scorsa. Altrettanto sale la galassia Rifondazione-Comunisti italiani: che dal 2% passa al 2,2% arrivando quasi ai margini dei suoi massimi storici. Mentre l’Idv dopo settimane infernali sale dello 0,5%, passando dal 5,5% al 6%. La Lista Pannella e Bonino perde l’0,2%, dall1,5% all’1,3%. I Verdi rimangono inchiodati all’1%. Sulla rive droite, Mpa scende ancora e arriva allo 0,7%. La Destra, invece, è sempre graniticamente stabile ormai da settimane al 2,0%.

Strano a dirsi, la vera opposizione a Berlusconi sta nel suo partito e a guidarla è il Presidente della Camera. Per la prima volta nella democrazia parlamentare repubblicana una carica al di sopra delle parti, funge da controparte, in contrasto con il Presidente del consiglio.

Nel caso che si decidesse Fini di costituire un partito, la forbice dei gradimenti va dall’8% al 10%. Come la volta scorsa.

Per quanto a simpatia (47,7%), innovatore (59,3 %) e concretezza (62,7%) Berlusconi non ha pari. Fini, invece, si rifà sulla credibilità (51,7%) e sull’onestà (52,5%).

Lo scontro tra Berlusconi e Fini è diventato un tormentone che non si capisce come si concluderà. Di certo, catalizza attenzione che ha fatto scomparire, – si fa per dire -, il Pd, dalla scena.

Negli ultimi 7 giorni ha perso l’1%: dal 27,% al 26%. Si salva solo, l’altra faccia dell’opposizione, l’Udc di Casini che, (nel giro di sette giorni ha subito in piccolo incremento: dal 7% al 7,2%), ha lanciato una proposta per superare l’attuale quadro di governo per poi costruirne un altro, con o senza Berlusconi, non farebbe alcuna differenza. Ragion per cui, non gli passa neanche per l’anticamera del cervello essere cooptato nell’attuale esecutivo.

Il varo di un governo nuovo di zecca, seppure guidato dal premier in carica, sarebbe la fine del berlusconismo. E, comunque, sarebbe un fatto abbastanza inedito: come se l’attuale maggioranza si arrendesse all’opposizione. Che, peraltro, è fortemente minoritaria, nel Paese.

Per un governo che comprenda tutte le forze, soltanto il 19,1% degli interpellati sono convinti, mentre il 14,2% sarebbero per le elezioni anticipate, e per il governo attuale il 55,8%.

Tuttavia, andando di questo passo, la situazione si sta incartando a tal punto che occorre un intervento qualificante che salvi capra e cavoli. O Berlusconi ha un colpo d’ala, e con questi chiari di luna non è per nulla facile, o dovrà decidersi di fare come gli suggerisce Casini: “un governo di responsabilità nazionale”. Ossia un governo di larghe intese, per avviare il processo delle riforme istituzionali e di struttura. Purtroppo, l’idea di Casini come abbiamo visto poc’anzi non piace agli italiani. Piaccia o no, agli italiani non vogliono cambiare il governo in carica e tantomeno Berlusconi.

Epperò, tra Berlusconi e Casini, c’è di mezzo Bossi, il quale si oppone a qualsiasi nuovo quadro politico pour cause. Per quanto riguarda la Lega, il sondaggio settimanale rileva una crescita che si aggira attorno allo 0,3: dal 12,7% al 13%.

Il duello a destra come si concluderà? Ha parlato Schifani per conto di Berlusconi:”O si arriva quanto prima a una pace strategica, con un ritorno alle motivazioni dello stare insieme, o sarà rottura traumatica”. Il messaggio è diretto a Fini: uomo avvisato mezzo salvato.

Berlusconi che aveva sottovalutato il correntismo, anzi, lui in prima persona aveva consigliato la costituzione di correnti per contrastare quella di Fini, adesso si troverebbe pentito. O, meglio dire, lo hanno avvertito che ha commesso un grande errore, dando spago alla formazione di Fondazioni e associazioni.

In questa estate calda, Berlusconi impersonerà Sisifo, imbarcandosi, come il personaggio mitologico, in fatiche il cui risultato è incerto.

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