Dai dati di questo monitoraggio, il terzo della serie, emerge che l’opinione pubblica si sta sempre più spostando verso le ragioni espresse da Gianfranco Fini. E’ indubbio che questo rappresenta un problema per il Presidente del Consiglio che queste cose già le conosce visto che è il più bravo di tutti con i sondaggi. E’ necessario dire però che da questa situazione chi trae maggior vantaggio è la Lega e di questo deve tenerne conto soprattutto Fini che proprio ieri ha parlato dell’utilizzo dei sondaggi di cui pubblichiamo, per maggiore approfondimento, il commento fatto da Luigi Crespi.

“L’ultima volta che ho incontrato Gianfranco Fini gli ho detto di non credere nei sondaggi e per uno che li vende sembra una contraddizione di termini, ma solo in apparenza. Non credo nel sondaggio come profezia capace di auto inverarsi, troppo imprecisi e approssimativi. Non credo al sondaggio come strumento di propaganda troppo auto referenziati, quale politico diffonderebbe un sondaggio molto negativo? I sondaggi non possono sostituirsi alla politica ma ricordiamoci che i sondaggi esistono solo nei paesi democratici, non sono la democrazia ma un suo sintomo. I sondaggi tra marketing e dottrina sociale non sono tutti uguali e sono per loro natura superficiali, sono come una foto, un’ istantanea, dipende dall’obiettivo che inquadra la realtà, che non sempre è obiettivo e riconoscibile non dalle risposte ma dalle domande che rappresentano la cifra con cui i ricercatori o sondaggisti rappresentano quello che fotografano.

Io uso sondaggi, ma non sono un totem, rappresentano uno degli strumenti per capire ed interpretare oltre che verificare il flusso articolato della percezione collettiva. Il radicamento territoriale dei partiti articolato nelle sezioni e nelle sue declinazioni locali è stato per decenni il termometro con cui le forze politiche misuravano il proprio rapporto con la società. Una tradizione ottocentesca che ha le sue radici nei soviet leninisti.

Oggi stiamo passando da una società governata dai media ad una articolata e rappresentata da internet, selettiva e spietata, con linguaggi in continua evoluzione e con sistemi di verifica sempre più complessi.

Governare il consenso significa sempre di più dare corpo alle domande primarie, che poco hanno a che fare con il futuro, bloccato dalle angosce del presente sempre più ansiogeno e conflittuale.

Parlare di futuro è pericoloso, ci espone e bisogna arrivarci attrezzati da visioni capaci di rappresentare l’evoluzione della società e delle persone senza sedativi o allucinogeni, cosa difficile e che a pochi sta riuscendo e non sempre è garanzia di grande consenso immediato e i sondaggi possono essere lo strumento più idoneo per misurare e verificare il rapporto tra evoluzione e percezione.”

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