magosilvio

Nella mia vita faccio tanti lavori e quello più difficile è fare previsioni elettorali perchè devo prevedere il comportamento nelle urne di milioni di persone.

I sondaggi si articolano con diverse metodologia: pre-elettorali, gli exit pool, ecc. ma vi siete domandati per quale motivo in questa tornata elettorale, pur rilevante da un punto di vista politico, non abbiamo visto sondaggi pre-elettorali, non abbiamo avuto né exit pool, né proiezioni?
Perché i dati erano complessi, di difficile interpretazione, perché spesso contraddittori e buona parte degli istituti di ricerca italiani hanno deciso di sottrarsi.
Io invece credo di aver fatto il mio mestiere, ho detto che con il mio strumento, quello dei sondaggi, il venerdì prima del voto il margine di vantaggio di Soru era esiguo e nell’ultima settimana era passato da 4 punti ad un punto e mezzo, ma avevo anche detto che sarebbe stato molto difficile prevedere il finale, in quanto il voto disgiunto aveva una forte incidenza rendendo confuse le previsioni. Non svelo nulla dicendo che tutte le previsioni di tutti gli istituti davano al massimo un punto e mezzo di vantaggio a Cappellacci.
Noi abbiamo previsto la vittoria del centro-destra alle politiche, di Cammarata a Palermo, di Chiodi in Abruzzo ed una situazione complessa in Sardegna. La tendenza che abbiamo espresso era corretta, profondamente differenti sono le proporzioni e questa difficoltà metodologica la ritroveremo nel futuro sempre più spesso: il voto si sposta rapidamente, non è più ancorato a parametri sociologici ed ideologici ma è reso instabile da motivi contingenti, emotivi e mediatici, il venerdì prima del voto il mio sondaggio indicava una percentuale di indecisi sopra il 16%. L’elettorato è più libero, più condizionato? Sicuramente è più volatile e questo stato di cose Berlusconi lo conosce molto bene, sa come piegarlo, come afferrarlo, l’unico che sa fare la differenza negli ultimi sette giorni.
Comunque io ho fatto il mio lavoro e non rinuncerò a farlo nemmeno quando i dati non mi danno la certezza del risultato, perché è troppo comodo fare previsioni quando si hanno venti punti di margine e situazioni consolidate e scontate. Sbagliare fa parte di questo lavoro, chi vende l’infallibilità è un cialtrone, però quando i dati non sono precisi bisogna ammetterlo e non accampare scuse e questa volta in Sardegna non siamo stati precisi, ma abbiamo imparato molto e la prossima volta non sbaglieremo, fidatevi di chi dice la verità e non invece di chi dice di avere sempre ragione.