La comunicazione è materia delicatissima, sempre più una scienza esatta, una materia esplosiva che emerge con tutta la sua specifica capacità distruttiva se non la si sa maneggiare.

Voglio invitarvi a riflettere su alcuni elementi di cronaca.
Virginia Raggi sta trascinando nel baratro i Cinquestelle, ad ogni dichiarazione, ad ogni presa di posizione un pezzo di credibilità del Movimento viene meno.

I Grillini sono tenuti in gioco dall’inettitudine di avversari ridicoli, soprattutto dal Pd di Matteo Renzi che li ha eretti a principale nemico caricandoli così della simpatia speculare che non riesce da sola a compensare la delusione di un “cambiamento solo promesso”. Il punto è che i
Cinquestelle si mostrano incapaci di risolvere problemi di cui nessuno li crede responsabili. È poco ma per ora basta. Il resto lo fa Matteo Renzi riconosciuto universalmente come un comunicatore compulsivo che più parla più fa danni.

Sul fronte del Centrodestra che avrebbe numeri per affermarsi al prossimo turno elettorale, pesa non tanto la questione della leadership ma complessivamente la credibilità della classe dirigente e una distanza di valori e di programmi.

La scelta degli elettori In queste condizioni è legata ad un’idea o ad un partito e non certo alla capacità di coinvolgimento dei leader, si tratta di una residuale appartenenza che sempre di più si caratterizza non per fiducia ma verso “il meno peggio”. La conclusione di questo percorso sarà sempre di più il rifiuto delle urne.
Ma l’ossessione propagandistica, l’occupazione ossessiva e compulsiva dei media, l’incapacità di comprendere e misurare gli effetti profondi e a largo raggio di ciò che si comunica non riguarda solo l’Italia.

Donald Trump sembra gestire la sua comunicazione sotto l’effetto di sostanze psicotrope, sembra di assistere ad uno di quei talent show ad eliminazione diretta, un delirio quotidiano egocetrato e autodistruttivo. Un vero pasticcione.
Più raffinato sembra Macron anche se nella sostanza non sembra essere messo meglio. Fortunato e furbo, è entrato nel panico alla prima flessione nei sondaggi seguendo le orme di chi lo aveva eletto a modello: Matteo Renzi.

Siamo bombardati da migliaia di messaggi, siamo media di noi stessi, protagonisti di uno spettacolo senza regia, la generazione follower che vive di like, l’opinione pubblica, gli elettori diventano attivi e protagonisti nel momento in cui abbandonanano la partecipazione democratica.
Contraddizioni e complessità che non raggiungono la profondità necessaria per essere compresi e mentre il
neuromarketing diventa un fantasma che anima le nostre menti, siamo convinti di esercitare il libero arbitrio, mentre muri invisibili alimentati da paure e rabbia vengono innalzati nelle nostre menti.
La conoscenza è l’unica via che può renderci liberi, la conoscenza è l’antidoto alla rassegnazione capace di costruire consapevolmente un’alternativa.

La comunicazione non è pubblicità o propaganda e nemmeno informazione. La comunicazione è l’essenza specifica della nostra umanità, ci qualifica e ci distingue. La comunicazione è la connessione con i nostri sogni, con le nostre speranze, è una via potente. Non lasciamola ai rettili!