labirinto

La bocciatura della lista Pdl nel Lazio arriva in un momento in cui l’Istat ci informa che 11 milioni di cittadini si disinteressano completamente della politica. E tutti i sondaggi di tutti gli istituti danno evidenze negative per tutti i partiti. Emerge quindi con forza il dato politico che probabilmente troveremo nelle urne tra 3 settimane: l’astensionismo cioè quel rifiuto democratico di scegliere tra le offerte politiche che sono proposte ai cittadini. Analizzeremo dopo il voto le ragioni, le matrici di quello che chiameremo lo scollamento del paese reale con il paese che ha in testa la politica.

Facciamo un esempio: oggi il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha detto che gli italiani si riconoscono nella Costituzione come elemento unitario. Rispettosamente vorremmo ricordare all’esimio e anziano Presidente che gli italiani non conoscono la Costituzione, né in forma né in spirito, ed in alcuni quartieri di Scampia o dello Zen non sanno manco che esiste una Costituzione e la disunità nel nostro paese non è ne geografica ne politica, ma è determinata dalla disuguaglianze e dalle drammatiche differenze d’accesso ai diritti che cittadini di una stessa nazione hanno nei confronti del proprio Stato e il primo diritto è quello del lavoro, in quanto “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”.

Sulle pagine del Clandestino sono giorni che ripetiamo con sondaggi, studi e analisi che il primo problema è il lavoro, la sua mancanza, la perdita di fiducia delle famiglie nel futuro e su questo tema centrale assistiamo a una deresponsabilizzazione di tutte le forze politiche, al punto che non si capisce chi debba dare una risposta a questi problemi.

Liste. Polverini tanta fatica per niente – Nel frattempo però la classe politica del nostro paese si agita nel caos delle liste, nel quale sostanzialmente il primo partito Politico italiano non è riuscito a presentare formalmente, correttamente le proprie liste agli uffici appositi.

Per cui ci siamo trovati di fronte al rischio che per una questione meramente burocratica e di incapacità dei dirigenti di questo partito a milioni di elettori venisse negata la possibilità di scegliere il proprio partito. Abbiamo assistito ad appelli dell’opposizione da Di Pietro a Bersani che evocavano una soluzione politica dopodiché notte tempo, dopo avere trovato pietose scuse e pretesti la maggioranza di Governo ha emanato un decreto legislativo concordato con il Presidente della Repubblica che sostanzialmente consentiva la riammissione solo delle proprie liste.

A questo è seguito la sdegnata e cannibalesca reazione dell’opposizione che probabilmente si era fatta l’idea di poter vincere grazie all’assenza dell’avversario. Crediamo che, in questo caso, la cura sia peggio della malattia e che tutto l’arco costituzionale abbia dato una pessima prova di sé, anche perché è paradossale che il primo partito italiano debba raccogliere 2000 firme in ogni regione per poter accedere al voto e che il più antico partito italiano come quello radicale debba avere la stesa incombenza.

La legge che determina l’accesso alla democrazia, al voto nel nostro Paese è una legge sbagliata, macchinosa e che nessuno rispetta. Opposizione e maggioranza hanno la colpa di non avere cambiato e mai rispettato.

E anche la bocciatura finale conferma l’errore fatale di Berlusconi (consigliato da chi?) nella palude di un decreto interpretativo poi bocciato dal Tar del Lazio. Meglio sarebbe stato decidere di rimandare il voto e consentire così a tutte le liste di poter riformulare la propria offerta “burocratica” e quello che manca ancora oggi è l’impegno di tutto l’arco costituzionale a cambiare queste norme anacronistiche.

Tutto questo sforzo, tutta questa fatica per poi arrivare alla bocciatura del Tar per la lista del Pdl nel Lazio.

Par Condicio. Talk show soppressi ma le tribune elettorali non partono – Mentre il paese assiste stupefatto alle liti sul caos liste e il dipanarsi di un dibattito politico e elettorale è semplicemente grottesco. Cancellazioni di tutti i programmi di approfondimento politico e tutto questo questo esasperato da una rappresentazione nei pochi dibattiti televisivi ancora in onda, dove imbarazzati giornalisti e commentatori evitano di fare in nomi dei politici onde cadere in sanzioni.

È come se assistessimo alla Domenica sportiva senza fare in nomi dei calciatori o seguissimo un gran premio senza poter fare i nomi delle scuderie e dei piloti. Insomma si è progressivamente scivolati nella pura comicità che non fa per niente ridere e tutto questo avviene nel momento in cui i cittadini devono informarsi e formare la loro opinione per esprimere il proprio voto.

Il tutto in una campagna elettorale che nega il dibattito, il confronto prima di tutto delle idee.

Chi viene danneggiato? Tutti senza esclusione alcuna, viene ferita la percezione stessa della politica che appare avulsa astratta, macchinosa, cattiva e perfida. Vengono mortificati i livelli di partecipazione, condivisione, annullata l’empatia, la partecipazione e su questo la responsabilità non è solo di chi ha pensato alla par condicio, cioè la sinistra italiana per limitare, fermare la capacità di comunicazione di Silvio Berlusconi per un allineamento verso il basso togliendo spot, cartelli, dibattiti politici pur di fermare Berlusconi, ma pari se non peggio è la responsabilità di Berlusconi che parla da anni ne parla come di una legge liberticida e alla vigilia del secondo anno, del suo terzo governo, ha imposto per la seconda volta in questa legislatura di ricorrere alla par condicio, la prima per le europee oggi per le regionali.

Giustizia. Aiutateci a capire – Come in tute le campagne elettorali anche questa ha i suoi bei capitoli intorno alla giustizia. Sono due le grandi indagini in corso. La prima fa capo a Balducci , che ha travolto Bertolaso, e nella sua dinamica mi lascia profondamente perplesso, come del resto mi lascia perplesso l’altro scandalo sul traffico telefonico Telecom Fastweb. Entrambe le indagini risalgono al 2007 e mi domando sommessamente qual è il meccanismo che ha portato il loro innesco proprio ora e non tra un anno o tra un mese. Aggiungo che l’effetto della prima è quello di avere impedito la privatizzazione della Protezione civile, obiettivo nobile, meno nobile, anzi infame, è stata forse la pubblicazione delle abitudini sessuali di Balducci a mezzo tormentone stampa.

L’altro effetto è quello di essere intervenuti nella battaglia sugli assetti Telecom, facendo di fatto saltare completamente lo scorporo della rete e l’arrivo di Stefano Parisi al posti di Bernabè.

Troppi effetti collaterali, troppi lati oscuri per credere alla casualità e non invece nel vedere la magistratura come un potere attivo anche se ormai oscuro che ha una sua visione e un suo disegno del nostro paese, visione che non passerà mai al vaglio nelle urne.

Ed è per questo e non solo per questo che resisterò al sussulto di noia che continuamente m’assale per questa campagna elettorale e per il ripetersi ossessivo di tormentoni elettorali e andrò ostinatamente ancora a votare.