Ormai sono 86 i giorni di carcere di mio fratello Ambrogio. Il suo caso sta mobilitando ogni giorni politici e stampa nazionale. Oggi è Libero a pubblicare un articolo in cui si parla della sua ingiusta carcerazione preventiva: si tratta del pezzo di Roberta Catania che riporto di seguito.

In cella da 86 giorni, ma il processo non c’è ancora stato

ROBERTA CATANIA

Ambrogio Crespi è in carcere da 86 giorni. L’accusa è gravissima, concorso in associazione mafiosa, ma è anche tutta da dimostrare. Perché la lunga reclusione non è la conseguenza di un processo che ha ritenuto il fratello del famoso ex sondaggista di Berlusconi colpevole. La lunga privazione della libertà personale di un uomo di 42 anni, sposato da uno e padre di un bambino di sette mesi, si basa (per ora) esclusivamente sulla volontà di magistrati e giudici, che evidentemente ritengono il giovane Crespi capace di «continuare a delinquere». Il fratello maggiore del presunto «compratore di voti in Lombardia per Domenico Zambetti, candidato alla Regione, con l’appoggio delle cosche calabresi», non si dà pace. La vera spalla di Silvio Berlusconi nelle vittoriose elezioni del 2001, caratterizzate dal contratto con gli italiani, non si arrende: Luigi ha aperto un blog, dove ogni giorno racconta i passi in avanti della difesa, che come in una fiction americana sta facendo le contro indagini.

Non solo: Luigi ha anche smesso di mangiare. Da 53 giorni non tocca cibo, ha già perso 26 chili e a breve rischia il ricovero. Perché quello di cui la famiglia Crespi non si capacita è come mai le istanze di scarcerazione vengano respinte, una dopo l’altra, nonostante il legale di fiducia abbia smontato, proprio attraverso quella contro-inchiesta, alcuni dei pilastri che tenevano in piedi le accuse contro Ambrogio.

Uno dei gravi indizi a carico del 42enne è, secondo un pentito, l’intimo legame di Crespi con la malavita, al punto che fu un boss a fargli da testimone di nozze. L’avvocato della difesa ha fatto copia del certificato di matrimonio e dimostrato che quel giorno al fianco di Ambrogio c’erano il fratello Luigi e sua moglie. Le incongruenze sono tante. Ad esempio l’accusa di essere andato a prendere 80mila euro da Zambetti. Ma lo stesso Zambetti e la sua segretaria hanno giurato di non conoscere Ambrogio e di non avere avuto mai alcun contatto con lui. L’unica prova concreta, a parte le dichiarazioni di pentiti, sarebbe un’unica intercettazione telefonica in cui si sente il vecchio amico di infanzia Alessandro Gugliotta chiedere ad Ambrogio di «dare una mano a una candidata». Crespi replica alla richiesta (forse) di imbrogli come a una richiesta di consulenza e sondaggi, ciò che fa per professione. Tanto da ribattere: «Fammi contattare dalla cliente, ma in una settimana non credo si possa fare molto», riferendosi al poco tempo a disposizione per avviare una campagna di comunicazione.

Una così lunga detenzione preventiva è quantomeno insolita, se poi si conta che di questi 86 giorni di carcere 64 sono stati in isolamento. E un caso così anomalo ha attirato l’attenzione di vari personaggi politici. Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, ieri è tornato sull’argomento chiedendo «quali siano i concreti pericoli che giustificano la detenzione anticipata in carcere ormai così prolungata?». Marco Pannella, dei Radicali, azzarda una risposta: «Per la Boccassini l’unico fatto che sussiste è quello di avere inchiodato “il sondaggista di Berlusconi”. Di fronte a tanto, la verità scompare». Se così fosse, però, la rossa avrebbe sbagliato Crespi.

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