Da quello che si legge, in questi giorni si dovrebbero essere concluse le indagini, o comunque dovremmo essere lì lì per. Quindi io credo che, più ci avviciniamo a questo momento e al battere dei 3 mesi, più un evidente, naturale e obiettivo chiarimento della vicenda dovrebbe essere consegnato alla sua legittima verità.

Voi direte che sono un eterno illuso, un romantico distratto, ma io continuo a sperare, e in fondo a credere, che le evidenze e i fatti possano magari tardare, metterci più tempo del dovuto, ma alla fine la verità viene sempre fuori.

Non credo che non esista il problema dell’infiltrazione della criminalità organizzata, a Milano come in altre città, ma quello che credo è che Ambrogio ne sia estraneo, profondamente estraneo.

Certo resta il peso e il dolore dell’idea che mio fratello continui ad essere detenuto, anzi prigioniero, ostaggio, di una condizione non accettabile: 23 ore di cella tre metri per quattro in totale isolamento con l’ora d’aria fatta, anche quella, in solitudine per oltre 66 giorni. E’ un trattamento degno di uno sterminatore di Auschwitz, qualcosa di angosciante, di violento che non può non lasciare segni indelebili per tutta la vita, per chi l’ha subìto sia in prima persona che in seconda persona.

Tutto questo deve finire e deve finire presto, subito!

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