Ieri ho visto Ambrogio, un abbraccio profondo che raccoglieva la sua sofferenza. Non si da pace e sente che le infamanti accuse, l’arresto e la detenzione gli hanno tolto dignità.

È in una cella da solo, un paio d’ore d’aria nel cortile e poi chiuso, controllato a vista. Non mangia, ma non è uno sciopero della fame: dice che non ha fame, ha perso 10kg. E si vedono.

Sono rientrato a Roma e l’idea di averlo lasciato in quel cazzo di posto mi fa venire un nodo in gola e mi fa salire una rabbia furiosa. Mi dicono tutti di avere pazienza e alla pazienza aggiungiamo anche la fiducia.

Intanto, in accordo con l’avvocato Marcello Elia, Ambrogio ha nominato Giuseppe Rossodivita del foro di Roma.