Di Helene Pacitto – Erano più di quaranta giorni che non vedeva il suo cucciolo, quel bambino tanto desiderato, e finalmente arrivato, che 5 mesi e mezzo fa aveva portato un’esplosione di gioia nelle nostre vite…

Si dice che i bambini quando sono così piccoli non riconoscono le persone se non le vedono da tanto tempo… Beh per Luca non è stato così, lo ha riconosciuto immediatamente e salutato con il suo miglior sorriso, rivedere il papà è stato un momento di felicità.

L’emozione è stata grandissima, noi tre, finalmente di nuovo insieme.

Luca aveva trovato la sua serenità, giocava con la barba del papà, poi si è dolcemente fatto cullare e si è addormentato tra le grandi braccia di Ambrogio. Sembrava di vivere un sogno, invece era solo un frammento. Sul nostro volto si leggeva l’ansia dei minuti che passavano e del tempo che scorreva… L’ansia di quei chiavettoni che vengono a dividerti. Le porte di ferro che sbattono, gli stivali degli agenti che percorrono i corridoi…

E poi ti domandi: “ma noi cosa ci facciamo qua dentro?!” E continui a cercare una risposta che difficilmente puoi trovare.

Ci domandiamo quanto ancora dobbiamo penare prima di riavere la nostra vita.

Perché Luca non deve crescere con il suo papà? Perché Ambrogio deve stare chiuso in una gabbia 23 ore al giorno? Per quale reato? Quale colpa?

L’emozione del nostro incontro si tagliava con la lama di un coltello.

Per la prima volta Ambrogio ha visto Luca mangiare le pappe, che è uno dei primi importanti cambiamenti di un bambino non più solo lattante, vedevo la silenziosa gioia di Ambrogio nel coccolarsi il suo grande amore, suo figlio, la sua vita. È stato un colpo al cuore andarsene via e vedere il nostro cucciolo guardare il papà con gli occhi gonfi e rossi che si stava allontanando con un uomo vestito di blu.

“Papà torna a lavoro amore mio” così Ambrogio ha salutato Luca, frutto del nostro enorme amore.

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