Sono ormai 115 i giorni di prigionia di mio fratello Ambrogio. 115 giorni in cui è trattenuto ingiustamente lontano dalla sua famiglia, dai suoi amici, dai suoi cari. Continuano ad aumentare le voci di quanti non riescono più a tollerare questa assurda situazione; tra di loro c’è anche Maria Paola De Stefano, che la nostra storia l’ha conosciuta attraverso il web, e che è diventata una delle più attive e assidue in questa nostra battaglia come ha raccontato la sua storia al Clandestinoweb.

Il caso di Ambrogio Crespi, ingiustamente recluso dallo scorso 10 ottobre presso il carcere di Opera, ha sollevato un vero e proprio movimento spontaneo di opinione che si è mobilitato a partire dai social network per protestare contro la “giustizia ingiusta”. Un caso che colpisce per la sua assurdità e che ci ricorda come tutti possiamo rimanere da un giorno all’altro vittime di un sistema che vuole rimanere sordo all’evidenza.

Una delle più attive sul web è Maria Paola De Stefano, originaria di Avellino, che dopo aver scoperto il caso di Ambrogio Crespi proprio su internet, ha deciso di aderire a questa battaglia, riponendovi il massimo impegno e partecipazione. Intervistata da Clandestinoweb, ha raccontato come e perché si sia avvicinata tanto a questa vicenda e di come sei giorni fa abbia iniziato uno sciopero della fame andandosi così ad aggiungere a Luigi Crespi, Lior Angelovici e Simone Paini che già hanno intrapreso questa strada come estremo segno di protesta.

Lei conosce personalmente Ambrogio?

No, purtroppo non ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente.

Come ha conosciuto la storia di Ambrogio?

Ho appreso la sua storia sul web. Ho subito notato una somiglianza con quanto accaduto a Giorgio Magliocca, e mi sono appassionata a questa vicenda. Ambrogio è stato vittima di una vera e propria macchina del fango.

Che idea si era fatta all’inizio?

Ho letto subito gli atti pubblicati sul sito www.ambrogiocrespi.it e non c’era assolutamente nulla che potesse far pensare a una sua responsabilità.

Come mai è rimasta così coinvolta da tutta questa assurda vicenda?

La prima storia che avevo conosciuto è stata quella del sindaco Magliocca che io conoscevo personalmente e con il quale avevo condiviso diverse battaglie anti-camorra. Poi mi sono avvicinata alla vicenda di Ambrogio, anch’essa assurda. Tutti dovremmo sentirci così coinvolti: quello che è successo a lui ci fa capire che potrebbe accadere a tutti in qualsiasi momento.

Perché ha iniziato lo sciopero della fame?

La mia decisione è arrivata nel giorno dell’appello. Dopo la lettura di “Dieci limoni, mille Lire”, il libro di Ambrogio, ho avuto ancora di più la conferma che chi scrive certe cose non può assolutamente commettere i reati dei quali lui è stato accusato. Cosa fare dunque di fronte a uno stato che agisce in questa maniera ingiusta? Dopo gli appelli lanciati sul web e su Twitter, alla fine il nostro corpo è il nostro unico strumento per estendere la protesta.

Vuole lanciare un appello?

Ogni giorno e ogni ora noi speriamo che sia quella decisiva, che sia quella in cui Ambrogio tornerà a casa. Se così non dovesse essere significa che Ambrogio è un vero e proprio prigioniero politico. Per questo oltre a fare un appello a tutti, chiediamo anche alla politica, che è troppo assente, di mettere la giustizia al centro della campagna elettorale.

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