La festa è finita: gli italiani sono entrati nella depressione economica che, finora, non avevano conosciuta così vasta e profonda. Avevano saputo come era drammatica attraverso i romanzi e i film americani secondo cui l’uomo subisce violenze e fa violenze per sopravvivere. Hobesianamente parlando: homo homini lupus. In quello pressoché periodo storico,in Italia, seppure non se la passasse meglio, si cantava “Se potessi avere mille lire al mese”. Una canzone per dimenticare la crisi economica nonché l’incombete conflitto mondiale. Tuttavia, per non finire come la Grecia e per stare meglio tra i Pings e, comunque, se dobbiamo esserci per forza, per via del nostro altissimo debito pubblico e per la mancanza di crescita, almeno avere le ali.

La manovra economica anticrisi del governo, seppure pesante, dovrebbe far vivere gli italiani, in tempi di depressione, in un sogno: il passaggio a Nord ovest: un salto dal Mediterraneo al Pacifico, passando per l’Atlantico. Ovverosia sull’asse dello sviluppo del mondo: Usa – Cina.

Tuttavia, secondo Crespi Ricerche, al 1 giugno us, per il 60,4% non crede che la manovra possa farci uscire dalla tenaglia della crisi, mentre il 26,1% è fiducioso, il resto: il 13,5% non lo sa o non vuol rispondere.

La cosa curiosa è che il 69,8% degli italiani non conosce i contenuti del provvedimento economico, mentre lo striminzito 10,6% è a conoscenza di tagli e riduzioni. Il 19,6 % a domanda non risponde. Di là da questo, per il 65,1% non crede che i sacrifici richiesti servono per far uscire dalla depressione, mentre il 19,6% è ottimista.

Fatto sta che nel giro di una settimana cresce lo sconforto per la situazione economica, passando dal totale negativo dal 75,6% (25 maggio us) al 79,1% (1giugno us) e diminuisce il pensare positivo dal 18,6% al 14,6% , sempre nel corso dell’ultima settimana di maggio. La situazione di crisi economica, con i sacrifici a cui si devono sottoporre gli italiani, non passa come l’acqua sul marmo, vale a dire in modo indolore sulla pelle degli italiani. A ben vedere, non così in modo traumatico,anche perché siamo agli inizi e gli effetti della manovra ancora non si sono fatti sentire. Almeno fino all’arrivo del Generale Agosto la situazione, grazie alle ferie estive, sarà calda ma sopportabile, ma sarà l’autunno caldo insopportabile. A ragion veduta, diciamo che l’autunno caldo del ’69, che fu operaio per eccellenza, fu una sorta di passeggiata rispetto a quello che verrà: un inedito sommovimento sociale.

Per Crespi Ricerche, i principali partiti dei due schieramenti perdono consensi nel arco di una settimana ( dal 25 maggio al 1 giugno 2010) anche se in misura ridotta. Il Pdl passa dal 33,2% al 33%, il Pd dal 25,4% al 25%. Non è la fine del modo, ma al calo del Pdl non c’è una crescita del Pd,anzi. Così decresce il consenso del governo: dal 49,5% al 47%, meno 2,3% e di pari passo l’opposizione: dal 28,5% al 27%, meno 1,5%. Anche la Lega inizia a scricchiolare, calando dal 14,8% al 14,5%. Occorre dire che i partiti massimalisti non approfittano delle crisi e sono confinati in percentuali bassissime: Rifondazione e Comunisti italiani sono passati dal 2,2% al 2%. Mentre SeL di Vendola che sta a cavallo tra la sinistra antagonista e quella di governo cresce sino al 3,6%, mentre la scorsa settimana aveva il 3,2%.

Piccola cosa, tuttavia, controtendenza. Su questa scia sta anche l’Italia dei valori che passa dal 8,2% all’8,5%, così come l’Udc dal 6,6% al 7%. Un piccolo incremento lo ha la Lista Pannella e Bonino dall’1,4% all’1, 5%.

Stazionari La Destra all’1, 7% e i Verdi all’1%, in calo Mpa dall’1% all’0.8%.

Sulla partita tra Berlusconi e Fini ci sono delle novità: in una eventuale corsa per la Presidenza della repubblica, l’elettorato in generale designerebbe vincitore Gianfranco Fini: il 32,8% lo sceglierebbe per il Colle, mentre Berlusconi si attesterebbe al 21,6%.

Il risultato si capovolgerebbe se votassero in particolare gli elettori del Pdl: Berlusconi vincerebbe a mani basse: 50,8% e Fini al 37,2%. Altri confronti tra i due: Berlusconi è simpatico per il 49,2%, innovatore per il 61,2% e concreto per il 63,4%,

Fini vince sulla credibilità: il 52,9% e sull’onestà al 51,2%. Putacaso Fini fondasse un nuovo soggetto politico oscillerebbe tra l’8% e il 10%. I dati politici rilevati da Crespi ricerche, tutto sommato, non nascondono novità, perché il Pdl ancora balla da sola.  – Biagio Marzo

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