La fiducia nel Premier in dodici mesi si è dimezzata piu’ o meno dal 60 al 30%, dato che trova corrispondenza in quasi tutti gli istituti demoscopici italiani. La fiducia rappresenta piu’ di ogni altro dato l’immagine di un uomo politico, e quindi possiamo dire che le vicende degli scandali, che sono cominciati con la D’Addario e che hanno trovato l’apice in Ruby Rubacuori, sono state l’elemento che ha ridotto il fascino del nostro Primo Ministro. Non certo l’unico: il conflitto con Fini, le difficolta’ non risolte del Paese, la vicenda irrisolta della spazzatura di Napoli, una percezione generalizzata di non aver dato un’impronta di discontinuita’ che a Berlusconi viene chiesta da 17 anni. Una rappresentazione che lo consegna all’idea di un uomo politico preoccupato soprattutto da problemi personali.

Ma questa fase negativa, forse la piu’ negativa di Berlusconi da quando calca la scena della politica, se da una parte corrisponde a un calo di appeal, non ha pero’ avuto come effetto una perdita omogenea di voti. Infatti quasi un terzo dell’elettorato italiano s’attesta ancora sulle posizioni di Silvio Berlusconi. Vista la perdita di fiducia, la scissione subita, l’enorme conflittualita’, il dato puo’ apparire addirittura incoerente, ma in realta’ non lo è.

Quello che consente a Berlusconi di essere ancora una forte opzione elettorale è la debolezza e l’ambiguita’ di chi a lui cerca di sostituirsi. Io credo che aver tentato di sfiduciarlo il 14 dicembre senza esserci riusciti abbia rinforzato sicuramente Berlusconi, anche se per tenere la poltrona di Primo Ministro ha dovuto ricorrere a figure ai limiti del paradosso, come l’ex dipietrista Scilipoti.

Ma vediamo un’alternativa a Bersluconi? Il centrosinistra, che ha riconsegnato il Paese al Premier dopo l’ultima esperienza del Governo Prodi, diventato uno dei governi meno amati del nostro Paese per l’altissima conflittualita’ che ha espresso nei suoi due anni di Governo, pare non avere ancora superato questa sindrome che ormai ha preso il nome di “sindrome tafazziana”.

Le parti che lo compongono o che lo comporrebbero si mostrano incompatibili e l’unica cosa che condividono Bersani, Vendola e Di Pietro è il comune nemico Berlusconi. Su tutto il resto sono divisi e non riescono a rappresentare una soluzione alternativa al premier. Dall’altra parte c’è il Terzo Polo, cuneo aleatorio che non ha un leader dichiarato ma che sembra sempre piu’ girare intorno a Casini, il quale rappresenta strutturalmente un limite all’espansione di Futuro e Liberta’. Come del resto nello stesso schieramento Rutelli rappresenta un motivo di allontanamento degli elettori di Futuro e Liberta’. Tra Fli, Api e Udc non esiste un comune sentire tra gli elettori, non c’è un leader riconosciuto e, finche’ Fini restera’ sepolto nella sua ‘tomba istituzionale’, viene anche meno la pluralita’ di voci che potrebbe essere un elemento di incremento e accreditamento del Terzo Polo.

Se l’obiettivo dei terzisti è quello di fare un’opa sull’elettorato del Pdl, hanno creato le peggiori condizioni perche’ cio’ possa avvenire, anche perche’ sembra che questa opzione procuri maggior fascinazione sugli elettori di centro-centrosinistra. Paradossalmente la situazione sembra congelata, incancrenita, sterile e sterilizzata.

Occorre non solo creare un’alternativa credibile, una leadership condivisa e accettata, ma anche avere il coraggio di mischiare le carte, uscire dagli schemi in cui oggi la politica italiana sembra imprigionata. Occorrerebbe un impianto rivoluzionario, il coraggio dellle grandi imprese. Ma finche’ tutto girera’ intorno alla capacita’ di contrapporsi a Berlusconi o di allinearsi a lui, la partita sembra segnata, anche nel futuro, dal Premier, che sembra oggi l’unico capace di delineare le condizioni della sua successione, anche se non pare intenzionato a farlo molto presto.