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15 dic. – L’evento accaduto domenica in piazza Duomo ha colpito profondamente l’immaginario degli italiani. Infatti, più del 90% è stato raggiunto dalla notizia o ha cercato informazioni sull’episodio. Il volto sfregiato e sanguinante del premier ha fatto il giro del mondo. Il Presidente del Consiglio ha costruito sul corpo, il suo corpo la narrazione di un uomo vincente, di un uomo potente e nel suo corpo il volto rappresenta l’arma più seduttiva, più e?cace, quella di cui lui si è preso maggior cura, consapevole della sua forza evocativa.

La domanda quindi è “che cosa accade nell’opinione pubblica di fronte ad una violazione, ad uno sfregio come quello subito domenica?”

Il sondaggio realizzato a caldo il giorno dopo ci consegna un Paese che nella sua grande maggioranza esprime solidarietà e affetto a Silvio Berlusconi: un affetto plebiscitario anche se non unanime alimentato da uno stato d’animo capace di trasformarsi in ?ducia, un’apertura di credito nei confronti del leader del Pdl, che infatti raggiunge il 61%, passando dal 57% di qualche giorno fa con un incremento di quattro punti percentuale, invertendo una tendenza che lo vedeva in calo dal mese di ottobre.

Noi sappiamo che in casi come questi, dopo l’immediata reazione emotiva, sedimentata la notizia superata dalla cronaca, in genere il dato subisce forti variazioni e rientra nella norma. Ma nel caso di Berlusconi non è scontato: se da una parte l’immagine del leader colpito “potrebbe danneggiare” quella di imbattibilità “da lui stesso scolpita” e quindi minare in qualche modo anche i tifosi più scatenati, dall’altra, invece, l’elemento di distanza che il premier ha generato fornendo di sé un’immagine di immortale, potrebbe estendere la simpatia specialmente al target femminile bene?ciando così, paradossalmente. dell’effetto di un’umanizzazione che avvicina Super Silvio alla gente comune.

La gestione della crisi e la sua rappresentazione non deve rischiare di cadere in esagerazioni vittimistiche perché sono incompatibili col pro?lo vincente che il premier ha dato per troppo tempo della sua persona, degenerazioni non attinenti al suo linguaggio, ma che ho già visto essere scappate di mano alla sua stretta cer? chia di collaboratori apparsi come smarrite rappresentazioni televisive e giornalistiche, “esagerate” nella forma e nel contenuto.

Di fatto, l’episodio del 13 dicembre di piazza Duomo è uno di quelli destinati a segnare l’immaginario collettivo. Silvio Berlusconi ha costruito il proprio consenso senza con?itto, senza dialettica, quasi divinatorio che prevede un’adesione totalizzante al suo pensiero, al suo agire, alla sua vita. Questa domanda di amore incondizionato ha come conseguenza naturale ?sica la generazione anche di un opposto, il che signi?ca che banalmente Silvio Berlusconi non ti lascia indifferente: o lo odi o lo ami.

Ed è così che l’amore diventa oggetto del marketing politico, di un marketing che passa sul corpo dei propri leader e che può lasciare segni indelebili. (Il Clandestino)

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