giustizia

Scajola, Frigerio, Papa, Matacena, Milanese, Cosentino, Galan, Cesaro… L’elenco potrebbe continuare ma ci fermiamo qui, per carità di patria. Siamo davvero sicuri che tutti questi casi possano essere spiegati con la persecuzione – indiscutibile, per certi versi – di una magistratura politicizzata e ideologizzata nei confronti di Berlusconi e di chi gli è stato vicino, ma anche in genere di chi non la pensa come lei?

Oggi, questa narrazione non basta più. Ed è diventata una giustificazione assolutoria (e consolatoria) che serve soprattutto a nascondere i problemi, gravissimi, che affliggono ormai da anni il centrodestra e Forza Italia in particolare.

Non intendo entrare nei casi giudiziari specifici. E resto convinto che chiunque debba essere considerato innocente prima del terzo grado di giudizio. Ma siamo sicuri che tutti questi uomini siano vittime di malagiustizia?

Non è invece possibile che i partiti, e in particolare Forza Italia, siano diventati nel tempo una zona franca dove – proprio a causa dell’aggressività ideologica di alcuni magistrati – si siano infiltrati malviventi e pezzi di criminalità organizzata allo scopo di utilizzare questa situazione come scudo di attività illecite?

La sfiducia, ormai diffusa, nei confronti di una parte della magistratura, quella che – alla faccia dell’obbligatorietà dell’azione penale – seleziona i casi giudiziari in virtù della loro politicizzazione e del loro appeal mediatico, non deve farci piombare in una “notte in cui tutte le vacche sono nere”, per citare la sprezzante definizione coniata da Hegel per descrivere il concetto di “assoluto” in Schelling.

Come nell’assoluto dei filosofi idealisti, che si riduce a una “coincidenza degli opposti” in cui tutto si confonde (e in ultima analisi scompare), infatti, nella vulgata diffusa da qualche garantista a corrente alternata, tutte le toghe diventano “toghe rosse” e tutti i politici indagati diventano innocenti e perseguitati.

Ma non è così. Non tutti i magistrati sono politicizzati. E non tutti gli uomini politici sono innocenti. Il bollettino di guerra che ha colpito il centrodestra negli ultimi anni è troppo vasto e deprimente per poter essere spiegato in maniera tanto semplicistica, nascosto come la polvere sotto a un tappeto.

I casi, poi, sono tutti diversi. Un peculato, una concussione, un finanziamento illecito, un concorso esterno che neanche gli Emirati Arabi considerano un  reato (che triste essere  bacchettati da un paese che ha la Shari’a nel suo codice penale): tutto diventa un paradosso. E allora assistiamo, quasi narcotizzati, alle sequenze di arresti quotidiani, ai sacrifici umani per sedare la rabbia dell’opinione pubblica, agli imputati trascinati in carcere sulla sedia a rotelle.

È il prezzo che paghiamo a una giustizia ingiusta, ma anche all’arroganza del potere. Con un paese che si spacca tra chi vorrebbe veder marcire in galera tutti i politici, tutti i potenti e tutti i vip, e chi invece pensa che siano tutti innocenti a prescindere, tutti vittime di un complotto.

È arrivato il momento di squarciare questo velo di ipocrisia. È arrivato il momento di smetterla con le categorie ideologiche e le generalizzazioni manichee. Ogni caso va studiato a sé, analizzato in tutti i suoi dettagli e giudicato per quello che è. Perché ci sono magistrati che fanno il loro dovere e politici corrotti. E viceversa.

Tutto questo, naturalmente, dovrebbe essere un compito riservato al sistema dei media nel suo complesso, se non fosse composto in larga parte da passacarte della procura o del potente di turno. Ma questo è un altro capitolo della storia.