[Da Affaritaliani.it] ESCLUSIVO/Il sondaggista difende la scelta del sindaco di chiudere i rapporto col quotidiano di Ezio Mauro: “Costruisce un’alterazione della realtà perché è un partito ma non sposta consensi e comunque prende sempre la pubblicità. E poi il sindaco si è solo difeso”. Dai giri in moto alla sicurezza della città sino alle elezioni del 2013: Zingaretti? Un fenomeno mediatico, temo di più Gasbarra. E poi il Pd dovrebbe ricordare che ha amministrato per 15 anni”. Il peso di parentopoli e la coalizione con Udc, Storace e.. Fli

di Fabio Carosi

Luigi Crespi è un omone alto e grosso che parla con un occhio al computer e l’altro all’interlocutore. Un caffè dietro l’altro intramezzati da una raffica di minisigari e una capacità quasi unica di comunicare, soprattutto la comunicazione. Nel pieno della bufera tra il Comune di Roma e il quotidiano La Repubblica, per rompere il silenzio sceglie Affaritaliani.it, “perché a Roma l’on line pesa di più ed è più convincente, anche se io in genere non parlo perché l’oggetto della comunicazione è chi viene comunicato”.

Come tutti gli esperti e oscilla magistralmente tra la visione e la realtà e accetta di affrontare temi scottanti: chi paga il suo lavoro? E poi, quale rapporto esiste col Comune e la struttura del sindaco? Chi ha scelto di non parlare più con il quotidiano di Ezio Mauro? E ancora: Alemanno ri-candidato a sindaco? Il ruolo di Zingaretti, l’outsider Gasbarra, l’emergenza criminalità, Parentopoli, e il ruolo dell’opposizione. Per ciascuna domanda, quello che viene indicato come lo spin doctor del sindaco e il commissario della comunicazione del Campidoglio ha una risposta.
Il viaggio romano col sondaggista milanese, parte proprio dal sistema mediatico della città.

Crespi, come sono i giornali romani?

“Roma è la Capitale ma dal punto di vista politico è la città più provinciale d’Italia”.

Parliamo della città..?

“Parlo della comunicazione e della politica. Ho vissuto a Milano ma ho girato e lavorato in tre continenti. Esiste sempre una specificità del territorio, qui a Roma onestamente c’è una
specificità deviata”.

Ad esempio?

Ho lavorato per il Psi, per i Radicali, per Fli e La Destra e per Silvio Berlusconi per 7 anni. Il fatto che sulla stampa locale che è l’espressione massima del provincialismo, ci sia un continuo richiamo al mio ruolo e al mio passato con Berlsuconi è paradossale, visto che io tutto posso essere tranne che berlusconiano. É proprio una mistificazione della realtà e delle posizioni politiche che ho assunto. Anche ieri Repubblica puntualizzva “la strategia di Alemanno messa in piedi dal sondaggista di Berlusconi.” É una roba di una volgarità e di una strumentalità assoluta. Non dice una bugia ma neanche una verità”.

Ma che c’è di male a dire che era il sondaggista di Berlusconi. Mica è una bugia?

“Eh no, perché così si attribuisce l’interruzione dei rapporti col giornale a uno stile berlusconiano. C’è un’evocazione continua”.

Posso sfidare l’ex sondaggista di Berlusconi?

“Ex sondaggista punto. Altrimenti dovremmo dire anche di Storace e di Fli”.

Va bene. Quando come le dice un comunicatore si trova di fronte ad un quotidiano che costruisce un’alterazione della realtà, quali sono gli artifici per uscire da questo schema?

“Il comunicatore conta i contatti e ciò che sposta opinione. Repubblica viene letto da gente già convinta, in più posso garantire che i quotidiani on line non solo pesano di più in termine di share, ma sono anche più credibili. Per cui un comunicatore se ne sbatte altamente, nel senso che si occupa di cose più importanti. Io volevo solo rilevare un elemento di distorsione. Come è un’altra menzogna rappresentare il sottoscritto come un fenomeno che telecomanda il sindaco. È solo un modo per indebolire Alemanno. Tentare di indurre questa suggestione è un atto criminale”.

Se allora non è lo spin doctor, di cosa si occupa accanto al sindaco?

“Comunicazione a livello strategico, per cui io verifico come vanno le cose e poi fisso gli scenari. Io sono come un panettiere, migliore è la farina migliore è il pane”.

E la farina chi è?

“È il politico”.

E lei cosa fa?

“Analisi e soluzioni”.

Facciamo un esempio?

“Se mi dicono: abbiamo la stampa locale contro, io rispondo di fregarsene. A parte il Messaggero che rappresenta qualcosa di importante come il Corriere a Milano, gli altri parlano a target già orientati e sono assolutamente marginali. Esiste una forma di autoreferenza di questi giornali, quasi come una comunità di recupero o ex alcolisti che se la cantano e se la suonano. La dimostrazione è che quando mi hanno mandato un elenco di problemi degli ultimi mesi io che leggo tutti i giornali e le rassegne stampa manco li conoscevo”.

Ora li conosce?

“Sì perché me ne occupo, anche se i giornali cartacei rappresentano una marginalità. Repubblica a Roma non è in grado di spostare opinione e di cambiare l’immagine”.

Allora a cosa serviva l’affondo?

“Io ho un ottimo rapporto con Ezio Mauro ma a Roma non vale. È un mondo di pazzi che non capisco. Ho invitato una giornalista a farmi un’intervista per spiegare le cose inesatte che pubblicano e ancora aspetto una risposta”.

Ma chi ha preso allora questa decisione?

“Il sindaco è riuscito a mettere in evidenza un suo disagio. Ho letto di stò Bruno Tucci (presidente Ordine dei Giornalisti, ndr) che parla del diritto di cronaca: è una roba assurda è gente che ha i sentimenti fuori posto. Nessuno ha bloccato il flusso informativo: dopo tre anni di insulti Alemanno ha deciso di non avere più una relazione con questi giornalisti. É la stessa scelta che nel 2009 ha fatto un signore che si chiama Barak Obama in un paese dove l’informazione anglosassone è una cosa seria”.

Provo a ripetere: chi ha deciso?

“Ne abbiamo parlato. È un modo per dire che Repubblica agisce come un partito. Un uomo politico avrà diritto di non essere rappresentato attraverso una deviazione ideologia e politica che Repubblica di Roma rappresenta? E gli hanno bloccato solo le interviste non il flusso di investimenti pubblicitari. Di che si lamentano?

Lasciamo stare Repubblica e parliamo della città. Che rapporti economici ha col Comune di Roma?

“Nessuno, io ho un rapporto privato con Gianni Alemanno”.

E i giri in moto chi li ha inventati?

“Se la utilizzano i romani la può utilizzare anche lui. Certo c’è un confezionamento ma un sindaco che va sui luoghi è un atto dovuto. E la moto gliel’hanno regalata per il suo compleanno”.

Prima però nessuno ci aveva pensato?

“Prima aveva gradimenti che sfioravano il 64 per cento, poi qualcosa si è interrotto. Diciamo che ha avuto dei problemi che lo hanno portato ad avere un momento di crisi del suo mandato. Il solo fatto che abbia chiamato la mia organizzazione pone la sua volontà di avere delle soluzioni”.

Ma le criticità non nascono da problemi di comunicazione ma dai problemi della città…

“Questo è un falso, i livelli di gradimenti degli amministratori nascono dalle percezioni. Non c’è una relazione fissa o algebrica tra la qualità dei servizi e il consenso politico. Sono due cose differenti. La gente è consapevole e tende a premiare gli sforzi. La percezione della qualità è legata al modo di rappresentare, poi la percezione e la qualità reale; quindi la volontà di risolvere”.

Quanto è pesata e pesa Parentopoli?

“Credo che sia stato il problema che lui ha avuto ad un certo punto del suo rapporto con la città. Parliamo seriamente: si è trovato seduto su una montagna di debiti, dopodiché deve affrontare i tagli nel momento più drammatico del Paese. Due circostanze che non gli permettono di mettere in campo la sua visione. La sicurezza è un esempio”.

Giusto la sicurezza. Da cavallo di battaglia a insuccesso. È d’accordo?

“La verità è che Alemanno ha concentrato la campagna elettorale sulla mancata priorità di Veltroni che diceva che tutto andava bene. Alemanno non ha mai negato, ha raccontato come risolverlo. Non-ha mai-negato”.

Scusi ma allora cosa ha fatto per la sicurezza?

“Basta guardare gli sgomberi, decine di interventi davanti ai palazzi dei cittadini che hanno generato un tessuto di consenso indiscutibile. Poi la crisi e i tagli per cui ha fatto l’unica cosa che un sindaco può fare: pressioni sul ministero degli Interni per avere una maggiore attenzione sulla città”.

Torniamo alla comunicazione. Blog, videomessaggi. È questa la strategia?

“La strategia è parlare direttamente ai cittadini”.

È lei il suggeritore?

“Può capitare di dare un suggerimento ma è offensivo per la sua struttura che lavora 24 ore su 24”

Chi paga le sue parcelle?

“È il sindaco e non è il Campidoglio, il mio obiettivo è gestire la campagna elettorale e non la comunicazione. Sono un consulente che interviene con modelli operativi prima ancora che con le idee”.

Quindi è certo che Alemanno si ricandida?

“Certo nel modo più assoluto.. Io sto lavorando perché mi interessa seguire una campagna importante come quella di Roma”.

Sempre politica: Alemanno contro Zingaretti?

“Spero di sì perché Zingaretti mi sembra una grande montatura mediatica. Un signore che temerei moltissimo è Gasbarra”.

Già, i soliti cattolici romani…e il Terzo Polo?

“Il Terzo Polo a Roma non c’è. Il leader più gradito in Italia è Casini che ha anche agganci interessanti e un grande appeal. Per Alemanno gli interlocutori sono Storace e Fli. Poi ci sono le liste civiche. C’è bisogno di costruire una coalizione più ampia con l’Udc e sempre Storace. Oltre la politica dovrà prevalere cosa si vuole fare”.

Parliamo del Pd? Che ne pensa dell’opposizione?

“Il primo partito di Roma non esprime il meglio e il segnale di qualità è il commissariamento. Dovrebbero ricordare che hanno amministrato questa città per quindici anni”.