La classifica che mette l’Italia al 57° posto per la libertà di informazione è ridicola, rasenta il comico. Ma quello che Beppe Grillo dice dell’informazione italiana non è ragionevole, ma è vero. La categoria dei giornalisti italiana non brilla per indipendenza volontaria. Intendo che, spesso, si scelgono il padrone e spesso i giornali sono una rappresentazione di somme di parzialità quando non espressione di una faziosità disgustosa.

Beppe Grillo affronta il problema oscurando le telecamere e insultando gli operatori, ma solo se non dicono le cose che piacciono a lui. Alla faziosità lui risponde con la sua faziosità. Il giudizio sui giornali lo danno i lettori, i più bassi d’Europa, per il resto c’è il telecomando. Grillo è il vettore di una violenza per ora solo verbale che trova alimenti nella rabbia e nella disperazione della gente.

Lo spettacolo che offre la politica non sembra migliorare, avvitata su se stessa. Allora perché non accettare la sfida di Beppe Grillo e dare al suo movimento quello che gli spetta? La presidenza della commissione Rai, così vedremo se alla prova dei fatti sarà capace di generare un reale effetto di positivo cambiamento o ci troveremo davanti all’ennesima sindrome Pizzarotti.

Accettare la sfida mi pare l’unico modo per evitare il lamento dolente dei giornalisti e dei programmi che ha bollato e attaccato, ieri Piazza Pulita e oggi Agorà ci hanno fatto il palinsesto: Formigli con più dignità e furbizia, ad Agorà hanno rasentato la comicità patetica. Pare che a Omnibus la Sardoni e Pancani siano furenti per non essere finiti nella black list di Grillo condannandoli all’irrilevanza.

Ora, io mi sentirei garantito e molto divertito se alla commissione di vigilanza sulla Rai trovassimo Grillo: forse l’informazione non cambierà, ma cosa scommettete che risparmieremmo sulle note spese?