21 Gennaio 2012
21 GENNAIO, TIRANA UN ANNO DOPO
Il 21 gennaio 2011 quattro persone venivano uccise nella piazza principale di Tirana, uccise da colpi di fucile sparati dal palazzo del governo, governo presieduto da Berisha e il cui ministro degli interni era Lulzim Basha.
Quattro persone possono sembrare poche e gennaio del 2011 può sembrare lontano, ma il vento di rivolta, di cambiamento che ha stravolto tutto il Mediterraneo si è fermato sui Balcani. In Albania una democrazia non compiuta ha portato all’isolamento di quella terra. Le elezioni farsa tenute nella primavera del 2011, dopo conte e riconte e addirittura un cambio di legge elettorale a urne aperte, hanno spinto la Comunità europea a tardare il processo di integrazione di questo Paese.
Oggi da quelle parti vi è un regime che ha solo una parvenza di democrazia, ma la comunità internazionale sembra distratta da cose più importanti e l’opposizione interna incapace di organizzarsi in modo credibile e differente da chi ha messo, come Berisha e Basha, questo Paese sotto i tacchi.
Ma per noi italiani l’Albania è troppo vicina, a uno sputo di mare e a un’ora di volo, perché si possa essere distratti come la comunità internazionale o immischiati come l’opposizione interna.
D’altronde in un momento in cui la sovranità dei popoli è prevaricata dagli interessi delle banche centrali, forse l’Albania è oltre il default, quello morale, quello democratico, quello civile.